L’Unione europea annuncia “misure aggiuntive” contro il governo georgiano
Di fronte al peggioramento della crisi, aggravata dalla repressione violenta dei manifestanti da parte del governo, l’Unione europea annuncia di star valutando “misure aggiuntive” contro l’esecutivo georgiano
L’Unione europea annuncia “misure aggiuntive” contro il governo georgiano
Di fronte al peggioramento della crisi, aggravata dalla repressione violenta dei manifestanti da parte del governo, l’Unione europea annuncia di star valutando “misure aggiuntive” contro l’esecutivo georgiano
L’Unione europea annuncia “misure aggiuntive” contro il governo georgiano
Di fronte al peggioramento della crisi, aggravata dalla repressione violenta dei manifestanti da parte del governo, l’Unione europea annuncia di star valutando “misure aggiuntive” contro l’esecutivo georgiano
Di fronte al peggioramento della crisi, aggravata dalla repressione violenta dei manifestanti da parte del governo, l’Unione europea annuncia di star valutando “misure aggiuntive” contro l’esecutivo georgiano
Di fronte al peggioramento della crisi, aggravata dalla repressione violenta dei manifestanti da parte del governo, l’Unione europea annuncia di star valutando «misure aggiuntive» contro l’esecutivo georgiano. Lo ha dichiarato il Servizio europeo per l’azione esterna – servizio responsabile per gli affari esteri dell’UE – esortando il partito di maggioranza, Sogno georgiano, a fermare la risposta aggressiva alle proteste di piazza (un invito alla de-escalation dopo i fatti dell’ultima settimana).
«La violenza non è la risposta alle richieste dei manifestanti per un futuro democratico ed europeo della Georgia» si legge nel comunicato ufficiale diffuso da Bruxelles che sottolinea come «il persistente arretramento democratico e i mezzi repressivi utilizzati dalle autorità georgiane hanno conseguenze sulle relazioni bilaterali».
Il governo di Tbilisi ha infatti scelto di congelare il processo di adesione del Paese all’Ue, elemento che assieme al contestato risultato elettorale dello scorso ottobre – testimoniato dai numerosi video che ritraggono militanti di Sogno georgiano inserire manciate di schede nelle urne – hanno portato alla situazione attuale. Una situazione che, stando ai frequenti aggiornamenti provenienti dal Paese, preannuncia qualcosa di molto più significativo rispetto alla narrazione adottata dalla maggioranza: una nuova Maidan.
Come a Kyiv dieci anni fa, a Tbilisi i manifestanti denunciano le ingerenze (plateali) della Russia sul processo democratico e come nel 2014 la propaganda del Cremlino si è mobilitata per bollare i fatti georgiani come un’operazione sporca di matrice occidentale.
Retorica adottata dal premier, Irak’li K’obakhidze, che respinge l’accusa di vicinanza alla Federazione russa – «Non siamo filo-russi, abbiamo una posizione pragmatica rispetto al Cremlino» – ma allo stesso tempo si impegna a «neutralizzare l’opposizione», ricorrendo all’utilizzo di picchiatori assoldati per aggredire i manifestanti. Ma la protesta continua.
Le manifestazioni, nonostante la repressione, non intendono cessare. Con la sua ultima iniziativa, l’Unione europea ha fatto una scelta di campo, riconoscendo l’operazione di Sogno georgiano per quello che è realmente: un ennesimo esempio della guerra ibrida russa contro l’Europa.
di Antonio Pellegrino
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