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La Corte Ue boccia Polonia e Ungheria

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La Corte di giustizia europea ha bocciato i ricorsi di Polonia e Ungheria confermando che l’erogazione di fondi non è solo una questione economica ma anche una questione di valori.
L'Ue boccia Polonia e Ungheria

La Corte Ue boccia Polonia e Ungheria

La Corte di giustizia europea ha bocciato i ricorsi di Polonia e Ungheria confermando che l’erogazione di fondi non è solo una questione economica ma anche una questione di valori.
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La Corte Ue boccia Polonia e Ungheria

La Corte di giustizia europea ha bocciato i ricorsi di Polonia e Ungheria confermando che l’erogazione di fondi non è solo una questione economica ma anche una questione di valori.
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La Corte di giustizia europea ha respinto i ricorsi di Polonia e Ungheria, quindi ha confermato l’indirizzo della Commissione europea ovvero il concetto che l’erogazione dei fondi sia legata al rispetto dello Stato di diritto. Questo non significa, come pretendevano di sostenere i due Paesi e quanti li appoggiavano (anche in Italia), che ti do i soldi solo se fai quello che dico io, ma che l’erogazione è strettamente legata alla fiducia del riconoscersi in un comune quadro di valori e di equilibri istituzionali. Chi rompe quel quadro prima non riceve i fondi e poi si ritrova fuori dall’Unione europea. Il principio è più che giusto e, anzi, sarebbe stato preoccupante il contrario, comportando la possibilità che i soldi di un contribuente europeo andassero a finanziare un Paese che ne avversa o viola i princìpi. Ma oltre a essere giusto, aggredisce un altro punto, prendendo in contraddizione quanti avevano criticato la Commissione. Si trattava, in pratica, degli stessi soggetti politici che lamentavano la natura esclusivamente economica dell’Ue, ritenendo mancante una sua anima politica. Ricordiamo bene lo slogan ripetuto a pappagallo: prima la politica e poi la moneta. Eccoli serviti. La politica c’era anche prima, sia nei Trattati che nelle scelte compiute dalle istituzioni europee; ora c’è la ribadita subordinazione dei trasferimenti economici al rispetto delle condizioni istituzionali e valoriali. Che, supponiamo, in quel rozzo linguaggio fossero la reclamata “politica”.   di Gaia Cenol

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