La crisi di governo in Kosovo e lo spettro della guerra
La crisi di governo in Kosovo. A più di un mese dalle elezioni parlamentari, Pristina non ha un governo e la leadership del primo ministro uscente Albin Kurti viene messa in discussione in un momento particolarmente delicato per il Paese
La crisi di governo in Kosovo e lo spettro della guerra
La crisi di governo in Kosovo. A più di un mese dalle elezioni parlamentari, Pristina non ha un governo e la leadership del primo ministro uscente Albin Kurti viene messa in discussione in un momento particolarmente delicato per il Paese
La crisi di governo in Kosovo e lo spettro della guerra
La crisi di governo in Kosovo. A più di un mese dalle elezioni parlamentari, Pristina non ha un governo e la leadership del primo ministro uscente Albin Kurti viene messa in discussione in un momento particolarmente delicato per il Paese
La crisi di governo in Kosovo. A più di un mese dalle elezioni parlamentari, Pristina non ha un governo e la leadership del primo ministro uscente Albin Kurti viene messa in discussione in un momento particolarmente delicato per il Paese
La crisi di governo in Kosovo. Un prevedibile stallo politico complica la già precaria situazione del Kosovo. A più di un mese dalle elezioni parlamentari, Pristina non ha un governo e la leadership del primo ministro uscente Albin Kurti viene messa in discussione in un momento particolarmente delicato per il Paese. Che non solo non può più contare sulla certezza dell’aiuto americano ma che deve sperare in un mancato intervento della Casa Bianca a favore della Serbia (pochi giorni fa Donald Trump Jr. è andato a Belgrado per incontrare il presidente Aleksandar Vučić). Ma a prescindere dagli scenari internazionali, la crisi di governo continua.
La seconda forza politica del Paese, il Partito democratico del Kosovo, esclude con forza la possibilità di formare un governo con Kurti. Stando alle parole del suo leader, Memli Krasniqi, le differenze politiche tra i due partiti sarebbero troppo profonde – e lo stesso vale per la Lega democratica del Kosovo, che ha ribadito la propria volontà di restare all’opposizione per tenere fede a quanto promesso all’elettorato. Le poche speranze di Kurti sono riposte nel movimento Iniziativa socialdemocratica, che si dice «pronto ad assistere il primo ministro se dovesse chiedere il nostro aiuto per servire il Paese». Una dichiarazione di intenti che ha attirato le ire degli altri membri della coalizione e dei partiti d’opposizione.
Quella che può sembrare una mera questione di politica locale è, nei fatti, un argomento che ci interessa particolarmente. Kurti insiste per formare un esecutivo con l’aiuto delle minoranze elette in Parlamento. Esclusa, ovviamente, quella serba. Ma per molti analisti questa decisione significherebbe condannare il Kosovo a un’instabilità politica maggiore rispetto agli scorsi anni.
A giudizio del ricercatore Shenoll Muharremi «Albin Kurti non dovrebbe formare un governo da solo con le minoranze, anche se riuscisse a reclutare alcuni parlamentari. […] Un governo del genere non gioverebbe né al Kosovo né al suo partito».
Soltanto «un grande governo di coalizione» potrebbe garantire la stabilità del Paese e della regione. Un elemento essenziale, dati gli ultimi sviluppi nel processo di normalizzazione dei rapporti con la Serbia. A due anni dagli accordi di Ohrid – che stabiliscono le politiche che entrambi i Paesi devono intraprendere per scongiurare un conflitto – i progressi sono minimi, a tratti inesistenti.
Abbiamo già raccontato su queste pagine il massiccio intervento della diplomazia europea e la recente nomina di un suo nuovo rappresentante speciale. Il diplomatico danese Peter Sørensen che vanta una lunga esperienza nei Balcani occidentali (è stato capo delegazione Ue in Bosnia-Erzegovina e in Macedonia del Nord).
Il suo predecessore Miroslav Lajčák non è mai riuscito a ottenere la fiducia delle due parti in causa, in particolare quella del Kosovo. Tra le cause principali dello stallo diplomatico fra Belgrado e Pristina troviamo infatti lo stesso Kurti. Il quale ha accusato l’Unione Europea e gli Stati Uniti di «accomodamento» nei confronti della Serbia.
Un’accusa che si spiega anche e soprattutto con il fatto che il Kosovo è tutt’oggi oggetto di sanzioni da parte degli Usa e dell’Ue per le azioni unilaterali intraprese nei Comuni del Nord a danno della minoranza serba. È per questo che la sopravvivenza politica di Kurti va ben oltre i confini nazionali.
Di Antonio Pellegrino
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche