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La Germania verso Occidente: Usa supereranno Cina come primo partner commerciale

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Berlino – Il pendolo del destino industriale tedesco oscilla fra Washington e Pechino. Un po’ come Olaf Scholz. Il cambiamento della geografia dell’export tedesco

La Germania verso Occidente: Usa supereranno Cina come primo partner commerciale

Berlino – Il pendolo del destino industriale tedesco oscilla fra Washington e Pechino. Un po’ come Olaf Scholz. Il cambiamento della geografia dell’export tedesco
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La Germania verso Occidente: Usa supereranno Cina come primo partner commerciale

Berlino – Il pendolo del destino industriale tedesco oscilla fra Washington e Pechino. Un po’ come Olaf Scholz. Il cambiamento della geografia dell’export tedesco
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Berlino – Il pendolo del destino industriale tedesco oscilla fra Washington e Pechino. Un po’ come Olaf Scholz, che ha appena concluso la sua visita negli Stati Uniti e fra due mesi andrà in Cina accompagnato da una nutrita delegazione di manager e imprenditori. Nel mezzo il cambiamento della geografia dell’export tedesco, che racconta gli sforzi dell’industria di rimodulare interessi e strategie in tempi di nuovi conflitti. Secondo i calcoli dell’agenzia di stampa “Reuters”, basati sui dati preliminari dell’Ufficio federale di statistica di Wiesbaden, la Cina si avvia a perdere il suo status di partner commerciale più importante della Germania a favore proprio degli Stati Uniti. Nel 2023 Pechino è rimasta per l’ottavo anno consecutivo il primo partner commerciale di Berlino, ma il suo vantaggio sugli Usa si è così assottigliato da far prevedere presto il sorpasso. Questi i numeri: lo scorso anno lo scambio di merci con la Repubblica Popolare (esportazioni e importazioni insieme) è stato di circa 253 miliardi di euro; quello con gli Stati Uniti ha raggiunto 252,3 miliardi di euro, inferiore di poche centinaia di milioni. L’anno precedente il divario era ancora di circa 50 miliardi di euro. «Se le tendenze commerciali del 2023 si confermeranno, gli Stati Uniti supereranno la Cina come partner commerciale più importante della Germania al più tardi nel 2025» ha confermato al quotidiano economico “Handelsblatt” Volker Treier, responsabile del commercio estero della Camera di commercio e dell’industria tedesca. «Al momento non ci sono segnali di un aumento significativo della domanda cinese di prodotti fabbricati in Germania». L’inversione di tendenza è determinata da un generale riorientamento degli sbocchi di mercato da parte dell’industria tedesca, da tempo sollecitata dal governo a ridurre investimenti e interessi in Cina a favore di altre nazioni o di altre aree geografiche meno rischiose. Diversificare è la nuova parola d’ordine, dopo la nefasta esperienza della dipendenza energetica dalla Russia. La rincorsa degli Usa è sospinta principalmente dalla costante crescita delle esportazioni. L’anno scorso sono state spedite oltreoceano merci tedesche per un valore di quasi 158 miliardi di euro, con un aumento dell’1,1% a fronte di una diminuzione dell’1,4% delle esportazioni tedesche totali rispetto al 2022: cosa che ha fatto salire la quota statunitense a circa il 10%. Le consegne verso la Cina sono invece crollate di quasi il 9% a 97 miliardi di euro, soprattutto quelle di automobili e prodotti chimici. Le importazioni da Pechino sono in un anno diminuite addirittura di quasi un quinto, scendendo a poco meno di 156 miliardi di euro. Le pressioni del governo e le circostanze internazionali stanno dunque cambiando le strategie delle industrie tedesche e anche le aziende più renitenti cominciano a fare i conti con i loro business cinesi. Il colosso chimico Basf ha avviato il processo di vendita delle proprie azioni nei controversi stabilimenti in joint venture con la cinese Markor Meiou Chemical nella regione autonoma dello Xinjiang, dopo i sospetti di lavoro forzato e oppressione della minoranza musulmana uigura. E il governo preme su Volkswagen affinché chiuda la sua fabbrica nella stessa controversa regione. di Pierluigi Mennitti

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