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La guerra dei droni

La guerra dei droni

Il conflitto in Ucraina è il primo con un largo e massiccio impiego di droni: piccoli, abbastanza rumorosi e letali. E se le materie prime scarseggiano, è anche per colpa di questi oggetti volanti.
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La guerra dei droni

Il conflitto in Ucraina è il primo con un largo e massiccio impiego di droni: piccoli, abbastanza rumorosi e letali. E se le materie prime scarseggiano, è anche per colpa di questi oggetti volanti.
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La guerra dei droni

Il conflitto in Ucraina è il primo con un largo e massiccio impiego di droni: piccoli, abbastanza rumorosi e letali. E se le materie prime scarseggiano, è anche per colpa di questi oggetti volanti.
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Il conflitto in Ucraina è il primo con un largo e massiccio impiego di droni: piccoli, abbastanza rumorosi e letali. E se le materie prime scarseggiano, è anche per colpa di questi oggetti volanti.
Kyiv – Sono lenti e si sentono arrivare in lontananza perché molto rumorosi. I droni kamikaze iraniani emettono un suono simile a quello di una motosega o di un tagliaerba. Le forze dell’ordine ucraine ne hanno abbattuti diversi persino a colpi di mitragliatore, così impedendo loro di colpire obiettivi civili e infrastrutture. Costituiscono una minaccia soprattutto quando vengono utilizzati a sciame. Lanciati in gran numero sulle città, sono più difficili da neutralizzare integralmente e qualcuno finisce spesso per colpire il bersaglio designato. Hanno dimensioni relativamente contenute (simili a quelle di un’autovettura) ed è un peccato abbatterli impiegando i ben più costosi missili del sistema antiaereo S-300, sebbene l’Ucraina ne abbia molti a disposizione sin dall’epoca sovietica. Anche per questa ragione le città sono pattugliate costantemente dalla polizia, i cui agenti non di rado scendono dall’auto sparando in aria in tre o quattro assieme, nel tentativo di colpirli. In tv si raccomanda ai civili di non improvvisare azioni simili, dal momento che si sono registrati numerosi tentativi di emulazione. Questo è il primo conflitto di grandi dimensioni in cui sono stati impiegati in quantità apparecchi senza pilota gestiti da remoto. Durante il giorno le persone camminano per strada lanciando sovente uno sguardo al cielo, mentre di notte si cerca di sfruttare il silenzio per individuarne in tempo l’arrivo. È davvero frustrante. Se la connessione a Internet è instabile, l’energia elettrica è razionata, l’acqua esce dai rubinetti mista alla sabbia e il riscaldamento nelle case sarà un miraggio, è anche a causa di questi maledetti oggetti volanti. Il freddo inizia a pungere e gli ucraini imparano ad arrangiarsi rispolverando alcuni semplici accorgimenti adoperati anche al fronte: le candele riscaldanti, per esempio. Basta qualche barattolo di latta come quelli usati per le conserve, della paraffina, un po’ di cartone ed ecco un bel teporino. «Dobbiamo congelare e affamare gli ucraini. Bisogna rendergli la vita impossibile per farne dei rifugiati alle porte dell’Europa» hanno spiegato due deputati russi al canale televisivo “Russia1”. «Sono dei miserabili, hanno perso la guerra e per questi attacchi alle città usano l’arma della disperazione» è la risposta più comune delle persone che ascolto. Un altro tipo di droni, quelli “spia” utilizzati per monitorare l’attività nemica, ci restituisce dal fronte di Kherson indicazioni inquietanti: la diga Kakhovka è stata minata e il rischio di un’operazione russa in false flag è alto. «Sarebbe un atto terroristico dai risvolti incalcolabili, paragonabile all’uso di armi di distruzione di massa» ha denunciato Zelensky. I droni iraniani non vengono impiegati contro obiettivi militari perché sono strumenti rozzi, guidati da un sistema inerziale poco preciso e da un Gps preimpostato su coordinate fisse. Possono colpire oggetti di cui si conosce la posizione, mentre i mezzi militari sono in continuo movimento. Putin prende di mira la popolazione civile nel tentativo d’intimidirla, ma sta sortendo l’effetto opposto. Tutti quanti, qui, sono uniti e determinati più che mai a vincere.   di Giorgio Provinciali

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