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Elezioni americane in Russia

La Russia e le elezioni negli Stati Uniti

Le elezioni americane hanno risvegliato, seppure lievemente, l’interesse per la politica nell’opinione pubblica russa, cloroformizzata dalla propaganda di regime

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La Russia e le elezioni negli Stati Uniti

Le elezioni americane hanno risvegliato, seppure lievemente, l’interesse per la politica nell’opinione pubblica russa, cloroformizzata dalla propaganda di regime

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La Russia e le elezioni negli Stati Uniti

Le elezioni americane hanno risvegliato, seppure lievemente, l’interesse per la politica nell’opinione pubblica russa, cloroformizzata dalla propaganda di regime

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Le elezioni americane hanno risvegliato, seppure lievemente, l’interesse per la politica nell’opinione pubblica russa, cloroformizzata dalla propaganda di regime

Mosca – La vigilia delle elezioni americane ha risvegliato, seppur lievemente, l’interesse per la politica in un’opinione pubblica russa cloroformizzata dalla propaganda di regime. Mark, un attivista dell’opposizione sanpietroburghese, è convinto che questo timido risveglio della soglia d’attenzione abbia comunque un effetto positivo: «Qualche russo si chiederà almeno come mai nei Paesi occidentali le elezioni sono competitive e, pur dividendo nettamente la popolazione in due campi contrapposti, creano qualche forma di discussione».

Meglio meno ma meglio, si potrebbe dire. Chi fra i due candidati sceglierebbero i russi (al netto degli esuli emigrati dopo il 2022) è poi domanda retorica: la stragrande maggioranza voterebbe per Donald Trump. Anche fra chi non tifa Putin, anche fra chi non ha sostenuto l’invasione in Ucraina c’è infatti la convinzione, alimentata ad arte dai mass media del Paese, che l’elezione del tycoon avvicinerebbe la fine della guerra e forse riavvicinerebbe persino l’Europa alla Russia. «Esiste un altro fattore che spinge la maggioranza dei russi verso Trump: il machismo» aggiunge Mark. Sì, perché il russo medio ritiene ancora, a più di cento anni dalla caduta dell’autocrazia zarista, che in fondo la politica sia cosa da maschi e se ha mai amato un politico donna (la ‘lady di ferro’ Margaret Thatcher) lo ha fatto perché era di genere femminile ma ‘con gli attributi’. Sui canali televisivi russi non sono comunque previste maratone notturne e andrà in onda soltanto un talk-show in prima serata in cui ci si limiterà ancora una volta a mostrare la degenerazione della società americana.

Il Cremlino è stato invece sempre molto chiaro su chi sostenere alle presidenziali Usa. Qualche settimana fa Putin aveva dichiarato che avrebbe votato per Kamala Harris se fosse stato americano, ma aveva fatto intendere che valutava la candidata democratica non particolarmente intelligente o portata per il ruolo di presidente. Battuta volgare, ma nello stile dell’uomo. Tuttavia, alla vigilia del voto il suo braccio destro Dmitry Medvedev ha voluto illustrare meglio la posizione russa su questo tema. «Non abbiamo motivo – ha scritto Medvedev nel suo canale Telegram – di nutrire aspettative esagerate» e in generale «le elezioni non cambieranno nulla per la Russia, poiché le posizioni dei candidati riflettono pienamente il consenso bipartisan sul fatto che il nostro Paese deve essere sconfitto». Malgrado ciò, per Medvedev «Kamala è stupida, inesperta, determinata e sarà temuta da tutti coloro che la circondano. A governare saranno un gruppo di ministri e aiutanti cruciali e, indirettamente, la famiglia Obama».

Al contempo, l’ex presidente russo non si attende grandi cose neppure dal suo avversario repubblicano: «Un Trump sbiadito, che pronuncia banalità come “Offrirò un accordo” e “Ho un ottimo rapporto con…”, sarà costretto a rispettare tutte le regole del sistema. Non può fermare la guerra. Né in un giorno, né in tre giorni, né in tre mesi. E se ci prova davvero, potrebbe diventare il nuovo JFK». Come se la Russia, allora Unione Sovietica, non avesse contrastato al meglio l’allora presidente americano finché fu in vita. Ma a Mosca la speranza che Trump possa fare da sponda alla pax russa c’è, eccome.

Di Yurii Colombo

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