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Trump New Orleans

Le balle di Trump

Donald Trump ha commentato a caldo i fatti di New Orleans puntando il dito contro gli «immigrati clandestini». Solo apparentemente una gaffe

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Donald Trump ha commentato a caldo i fatti di New Orleans puntando il dito contro gli «immigrati clandestini». Solo apparentemente una gaffe

La tragedia di New Orleans – così simile nella dinamica, nel bilancio e nel contesto generale a quella avvenuta subito prima di Natale a Magdeburgo in Germania – dovrebbe suggerire a qualsiasi osservatore interessato alla realtà dei fatti assoluta razionalità e prudenza spinta all’estremo.

Vale la pena sottolineare il rischio – a cui siamo tutti esposti in Occidente – di una terribile gara all’emulazione che abbiamo già tragicamente dovuto provare negli ultimi anni. Poi, come si scrisse all’indomani di Magdeburgo, l’estrema difficoltà (per non dire l’impossibilità) di individuare chi abbia deciso di passare da una generica radicalizzazione all’atto di terrorismo vero e proprio.

Anche perché non di rado gli attentatori finiscono per perseguire strade che definire tortuose è poco. Da chi si trasforma da anti islamista radicale e sostenitore dei neonazisti di AfD in un aspirante sterminatore di cristiani a chi progetta (siamo al caso americano) di uccidere l’intera propria famiglia per poi tramutarsi in un autoproclamatosi “soldato dell’Isis”.

Donald Trump ha commentato a caldo i fatti di New Orleans puntando il dito contro gli «immigrati clandestini». Apparentemente una gaffe clamorosa, un mostruoso buco nell’acqua politico, considerato che l’attentatore è un cittadino Usa – per la precisione un texano – per 10 anni militare nell’esercito degli Stati Uniti e congedato con onore al termine del suo servizio. Un profilo che più lontano da quello dell’immigrato clandestino proprio non si riesce a individuare.

Perché allora Donald Trump si lancia in una simile invettiva con i corpi delle vittime ancora sull’asfalto di New Orleans? Perché sa perfettamente di avere un pubblico che vuole sentire esattamente quelle parole, nel preciso ordine in cui sono state pronunciate. Un pubblico che non è interessato alla reale identità di chi si è lanciato con il proprio pick-up sulla folla del quartiere francese. Un pubblico che vuole starsene al calduccio delle sue facili convinzioni, ripetendo le facili parole d’ordine del suo leader.

È ampiamente probabile che Donald Trump smussi le proprie posizioni, le corregga a favore di stampa, ben consapevole che il pubblico di cui sopra non se ne curerà minimamente. Questo pericoloso meccanismo non riguarda certo soltanto gli Usa: anche da questa parte dell’Atlantico siamo costantemente alla ricerca della spiegazione più semplice, per non dire banale, di fatti a elevata complessità.

E pazienza se, alla prova dei fatti, la tragica sequenza di attentati da Nizza a New Orleans – per restare a quelli compiuti seguendo la terrificante metodologia dell’‘auto ariete’ – non hanno mai visto entrare in azione dei clandestini e spesso neppure degli ex clandestini. Gente fuori di testa o cittadini di seconda generazione, questi sì, ma che pongono interrogativi immensamente più complessi di quelli che tutti i Trump di questa Terra provano a vendere ai propri follower.

di Fulvio Giuliani

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