Le proteste contro Putin sulle note di Čajkovskij
Col tempo le note della celebre opera di Čajkovskij “Il lago dei cigni” sono diventate il segno di protesta contro Putin
Le proteste contro Putin sulle note di Čajkovskij
Col tempo le note della celebre opera di Čajkovskij “Il lago dei cigni” sono diventate il segno di protesta contro Putin
Le proteste contro Putin sulle note di Čajkovskij
Col tempo le note della celebre opera di Čajkovskij “Il lago dei cigni” sono diventate il segno di protesta contro Putin
Le immagini della celebre opera di Čajkovskij “Il lago dei cigni” passarono alla tv sovietica in loop per due giorni interi, mentre fuori si consumava il cosiddetto “Putsch di agosto”, il tentato golpe contro Gorbačev. Era il 1991 e la gente non doveva sapere che l’Urss si stava dissolvendo. L’idea del Soviet Supremo era che il pubblico avrebbe dovuto «immergersi in una catarsi nazionale» e non fare caso a quello che stava accadendo.
Da allora il celebre balletto in Russia è simbolo di lutto. L’ha usato Tv Rain, una delle ultime reti indipendenti, per congedarsi dal pubblico stroncata dalla censura: una vecchia registrazione in bianco e nero, per un saluto mesto. Col tempo quelle note sono però anche diventate il segno della protesta contro Putin: già nel 2014 Aleksandra Portiannikova le ballò in tutù nei giardini della piazza di Porta Lauski a Mosca, contro le leggi liberticide. Oggi quelle note sono ballate e cantate dai giovani russi che non vogliono piegarsi a Putin.
In Russia musicisti professionisti e ragazzi normali si sono riuniti per mettere in scena un enorme flash mob. “Il lago dei cigni” simbolo dele proteste contro Putin
Musicisti professionisti e ragazzi normali si sono riuniti per mettere in scena un enorme flash mob lungo la Prospettiva Nevskij (da noi resa celebre da Franco Battiato prima e Alice poi) e hanno intonato la versione che ne ha fatto Noize Mc, al secolo Ivan Aleksandrovič Alekseev, il rapper in prima fila contro Putin e il suo governo. Messo al bando da tempo dai media russi come le sue canzoni, su tutte appunto “La Cooperativa del Lago dei Cigni”.
“Il lago dei cigni”, le proteste contro Putin e gli arresti
Già il titolo del brano è di per sé una sintesi micidiale di due elementi delicatissimi: da un lato la tradizione russa di mandare in onda “Il lago dei cigni” durante i disordini politici o i cambi di regime; dall’altro la “Cooperativa del Lago”, un gruppo di dacie nella Russia Nord Occidentale dove la cerchia ristretta di Putin si riunisce per le vacanze. Ma il testo va ancora più a fondo: «Il vecchio si aggrappa ancora al suo trono, ha paura di lasciarlo andare (…) un vecchio nel bunker che pensa ancora di essere nel 1985 (…) Quando morirà lo zar, balleremo di nuovo». Lo scorso maggio un tribunale ha dichiarato illegale la canzone.
La polizia russa ha reagito al flashmob coi manganelli portando in carcere Diana “Naoko” Longinova, 18 anni, frontwoman degli Stoptime. La ragazza rischia ora dai 5 ai 13 anni di carcere: per settimane aveva cantato brani proibiti lungo la celebre strada di San Pietroburgo, attirando sempre più gente. Longinova e Noize Mc, dal 2022 rifugiato in Lituania, sono soltanto due dei tanti artisti (alcuni famosissimi) che con la musica fanno sentire il loro dissenso verso la guerra e verso le mire imperialiste del presidente russo.
Molti sono dovuti scappare
Molti, come Alekseev, sono dovuti scappare. I Little Big, duo rave e hardcore famosissimo in mezza Europa, sono sulla lista nera del Cremlino e da due anni vivono negli Usa: è da lì che hanno diffuso “Generation Cancellation”, una denuncia potentissima contro la decisione di Putin di azzerare il futuro dei giovanissimi mandandoli in guerra. Persino Alla Pugačeva, regina della musica sovietica, si è ribellata al governo quando il Ministero della Giustizia ha inserito nella lista degli “agenti stranieri” il marito Maxime Galkin, comico fra i più celebri in Russia, fra i primi a fuggire e denunciare.
Dall’interno, la lotta contro Putin è portata avanti dalla scena rap quasi per intero e da alcuni fra i maggiori artisti nazionali: Morgenshtern, Monetochka, Jurij Ševčuk, leader dei Ddt (la maggiore rock band russa, attiva da 40 anni), Sergej Lazarev. Gente in testa alle classifiche, per intenderci. Ma anche da artisti come Manizha, ultima rappresentante russa a Eurovision nel 2021 (prima di subire l’espulsione delle tv di Mosca), quando vinse a sorpresa la selezione e portò sul palco europeo un brano contro la società patriarcale russa. Rifugiata nel Tagikistan, attivista Lgbt e tra le prime a definire una «guerra fratricida» l’aggressione all’Ucraina, ha scelto di battersi per la riconciliazione fra i due popoli e aiutare i rifugiati ucraini: per questo è stata più volte minacciata di morte.
di Emanuele Lombardini
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