Le relazioni (anche storiche) fra Russia e Israele
Il rapporto contraddittorio tra la Russia e Israele arriva da molto lontano. Ad oggi sono centinaia di migliaia i cittadini russi che vivono in Israele
| Esteri
Le relazioni (anche storiche) fra Russia e Israele
Il rapporto contraddittorio tra la Russia e Israele arriva da molto lontano. Ad oggi sono centinaia di migliaia i cittadini russi che vivono in Israele
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Il rapporto contraddittorio tra la Russia e Israele arriva da molto lontano. Ad oggi sono centinaia di migliaia i cittadini russi che vivono in Israele
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Il rapporto contraddittorio tra la Russia e Israele arriva da molto lontano. Ad oggi sono centinaia di migliaia i cittadini russi che vivono in Israele
Il russo è la terza lingua più parlata in Israele (dopo l’ebraico e l’arabo) e oltre 100mila cittadini israeliani vivevano in Russia, ma almeno un ottavo di loro se n’è andato dopo l’inizio della guerra con l’Ucraina, compreso il rabbino capo Pinchas Goldschmidt. Centinaia di migliaia di cittadini russi vivono in Israele ma, dopo che 16 di loro sono stati uccisi lo scorso 7 ottobre, il governo di Putin ha addirittura ricevuto una delegazione di Hamas a Mosca. Nel frattempo a Makhachkala (capitale della repubblica russa del Daghestan, a maggioranza musulmana) varie centinaia di scalmanati con bandiere palestinesi davano l’assalto a un aereo in arrivo da Tel Aviv. Per ora non è dimostrabile l’ipotesi secondo cui – per tramite dell’alleato Iran – il Cremlino abbia scatenato apposta Hamas per distrarre l’attenzione dell’Occidente dall’Ucraina. Ma in ogni caso questo è successo e non si può certo ignorare che il sito di Hamas sia ospitato su server russi: una circostanza inquietante.
Per Netanyahu si tratta di una nemesi, dopo che in nome di un suo storico feeling con Putin aveva rifiutato di aderire alle sanzioni occidentali contro la Russia. Ma le contraddizioni vengono da lontano. La grossa partecipazione degli ebrei russi al sionismo è infatti dovuta al ruolo del regime zarista nel pompare l’antisemitismo (per questo gli ebrei furono in prima linea nella Rivoluzione di Ottobre). Con l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica nel 1941, Stalin ribaltò la sua opposizione di lunga data al sionismo: l’Urss e i suoi Stati satelliti votarono così nel novembre 1947 a favore del Piano delle Nazioni Unite per la spartizione della Palestina. Il 17 maggio 1948, tre giorni dopo che Israele aveva dichiarato la propria indipendenza, l’Urss fu poi il primo Paese a riconoscerlo de jure e l’invio di armi cecoslovacche fu importante per la vittoria di Israele nella sua prima guerra contro gli arabi.
Per un riflusso antisemita, dopo la fondazione di Israele Stalin ridusse il suo sostegno, arrestò i leader del Comitato antifascista ebraico e lanciò attacchi contro gli ebrei sovietici. Sta di fatto che fino al 1954 l’Urss rimase comunque per lo più neutrale nella disputa arabo-israeliana. Cambiò linea in seguito, dopo che come contraccolpo alla sconfitta militare contro Israele i regimi conservatori arabi filobritannici avevano iniziato a essere sostituiti con regimi antioccidentali disposti ad allearsi col blocco comunista. Le relazioni diplomatiche con Israele furono interrotte da Mosca dopo la Guerra dei Sei giorni, mentre furono duramente repressi gli ebrei in Russia che chiedevano di emigrare in Israele: i refuznik. Ormai alla vigilia della sua dissoluzione, l’Unione Sovietica riprese le relazioni diplomatiche con Israele il 18 ottobre 1991. La Russia post sovietica divenne il primo fornitore di petrolio di Tel Aviv, nel 1999 fu addirittura siglato un accordo per produrre assieme aerei da vendere alla Cina, nel 2014 Israele non condannò l’invasione della Crimea da parte di Mosca e tre anni dopo la Russia ha riconosciuto Gerusalemme Ovest quale capitale di Israele.
Dal 2020 le relazioni fra i due Paesi hanno invece iniziato a peggiorare a causa dei crescenti legami fra Mosca e Teheran. Dopo un ulteriore raffreddamento delle relazioni con il governo di Yair Lapid a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, si era registrato un miglioramento dei rapporti dopo il ritorno al potere di Netanyahu. Ma ora i nodi vengono al pettine.
Di Maurizio Stefanini
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