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L’economia russa è in rovina

L’economia russa è in rovina

Il 15 dicembre Putin disse: “Il rublo è fra le monete più forti al mondo”. Poi, il crollo: -9,4% in una settimana e un’intera economia russa al collasso.
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Il 15 dicembre Putin disse: “Il rublo è fra le monete più forti al mondo”. Poi, il crollo: -9,4% in una settimana e un’intera economia russa al collasso.
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L’economia russa è in rovina

Il 15 dicembre Putin disse: “Il rublo è fra le monete più forti al mondo”. Poi, il crollo: -9,4% in una settimana e un’intera economia russa al collasso.
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Il 15 dicembre Putin disse: “Il rublo è fra le monete più forti al mondo”. Poi, il crollo: -9,4% in una settimana e un’intera economia russa al collasso.
«Il tentativo dell’Occidente di distruggere l’economia russa è fallito. Il rublo è fra le monete più forti al mondo» ha detto Putin. E subito dopo il rublo è crollato: -9,4% in una settimana e -14% in un mese rispetto al dollaro Usa. Il “Wall Street Journal” ha calcolato che «il declino della valuta a dicembre è il più marcato tra le 49 monitorate. Questo mese il rublo è una delle valute con le prestazioni peggiori al mondo poiché la manna di petrolio e gas, che ha contribuito a isolare il Paese dalle sanzioni occidentali, adesso sta svanendo». Lo zar aveva parlato il 15 dicembre, collegato in video con il Consiglio per lo sviluppo strategico e i progetti nazionali e proprio mentre al Consiglio europeo di Bruxelles si discuteva della reazione europea all’invasione russa in Ucraina. «Contro di noi un’aggressione economica senza precedenti» si era lamentato. Come se invece sia stato normale provocare in Europa la prima guerra dal 1945 con l’obiettivo di annettere un altro Stato, peraltro in flagrante violazione del Memorandum di Budapest (con cui la Russia si era impegnata a rispettare l’integrità dell’Ucraina in cambio della sua rinuncia all’arsenale nucleare ereditato dall’Unione Sovietica). Ripreso dagli organi di stampa russi, il discorso di Putin aveva esaltato la «resilienza delle finanze russe» contro il tentativo di «schiacciare la nostra economia in breve tempo, esaurendo la nostra valuta nazionale e provocando un’inflazione distruttiva. Ma il rublo è diventato una delle valute più forti al mondo nel 2022, anche in virtù del passaggio del pagamento del gas in rubli. Il livello dei prezzi in Russia, dopo un forte aumento in marzo-aprile, non è praticamente cambiato da maggio». Non l’avesse detto! In effetti, per alcuni mesi l’aumento dei prezzi degli idrocarburi ha compensato il crollo delle esportazioni grazie anche a mercati alternativi, in particolare l’India e la Cina (dove la Russia ha soppiantato l’Arabia Saudita come primo esportatore). Il surplus delle partite correnti è così più che raddoppiato nei primi nove mesi dell’anno fino a superare i 198,4 miliardi di dollari: circa 120 miliardi di dollari in più rispetto allo stesso periodo del 2021 e più del doppio del precedente record del 2008. Questo ha permesso a Mosca di immettere liquidità nell’economia e persino di far apprezzare il rublo del 30% su euro e dollaro, dopo l’iniziale picchiata. Il risvolto negativo di questo surplus è però un crollo dell’import da sanzioni, che oltre ai consumi ha investito pesantemente l’industria – bellica in particolare, oltre che automobilistica e aeronautica – per la mancanza di componenti tecnologiche. Putin aveva predetto che dopo la rottura con la Russia si sarebbe andati verso «la deindustrializzazione dell’Europa», ma è stato invece proprio lo sforzo militare russo a essere compromesso. I segnali in tal senso sono numerosi: la richiesta affannosa di droni all’Iran, l’utilizzo di chip di frigoriferi e lavastoviglie nei carri armati, l’ondata di furti di autovelox svedesi per ricavarne telecamere da droni. Intanto l’India ha fatto incetta di così tanto greggio russo a prezzo di favore che adesso ha le scorte piene, in Cina la produzione industriale è crollata per via della ripresa del Covid mentre dall’inizio del mese le sanzioni occidentali al petrolio sono partite sul serio.   di Maurizio Stefanini    

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