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“L’Italia sanzioni il governo illegittimo della Georgia”, parla Imnaishvili

L’attivista georgiana che vive in Italia, Teona Imnaishvili, racconta le repressioni che stanno colpendo i manifestanti in Georgia

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“L’Italia sanzioni il governo illegittimo della Georgia”, parla Imnaishvili

L’attivista georgiana che vive in Italia, Teona Imnaishvili, racconta le repressioni che stanno colpendo i manifestanti in Georgia

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“L’Italia sanzioni il governo illegittimo della Georgia”, parla Imnaishvili

L’attivista georgiana che vive in Italia, Teona Imnaishvili, racconta le repressioni che stanno colpendo i manifestanti in Georgia

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L’attivista georgiana che vive in Italia, Teona Imnaishvili, racconta le repressioni che stanno colpendo i manifestanti in Georgia

«La prima regola è di aprire una diretta sui social, Instagram o Facebook, in modo da far sapere quello che sta succedendo. Così se una persona sparisce è possibile capire chi l’ha portata via e dove, perché loro non lasciano traccia». I georgiani da qualche giorno si difendono così dalle irruzioni della polizia nelle case degli oppositori e di chi scende in piazza per protestare contro il nuovo governo, che sabato ha scelto come nuovo presidente il filo-putiniano ed ex calciatore Mikhail Kavelashvili. «Bussano alla porta, alcune volte neanche vestiti da poliziotti, e minacciano di entrare con la forza. C’è chi è stato portato via per ore senza che i familiari sapessero niente».

A raccontarlo a “La Ragione” è Teona Imnaishvili, georgiana che vive in Italia e che insieme ad altri connazionali ha creato il gruppo “Immigrati georgiani per la Georgia”. Al momento sono circa 500 solo fra Firenze e Milano e pochi giorni fa hanno lanciato una petizione dal titolo “Fermiamo il governo Illegittimo della Georgia”, con la quale – si legge – chiedono all’Italia di imporre sanzioni contro un «governo illegittimo che ha conquistato il potere attraverso elezioni truccate».

«Per domenica abbiamo organizzato una manifestazione di solidarietà a Firenze per chi è stato arrestato nel nostro Paese». A oggi i manifestanti finiti in prigione e quelli che hanno denunciato di essere stati picchiati sono circa 700, ma il numero è destinato a salire. Molti georgiani scendono in piazza da settimane per protestare contro le elezioni che considerano falsate e contro la decisione del nuovo governo di abbandonare i negoziati di adesione all’Ue fino al 2028. Un assedio pacifico alla piazza del Parlamento di Tbilisi che dura dal 28 novembre. E che sistematicamente viene represso con la violenza: «Sempre più persone che vogliono manifestare vengono arrestate e picchiate, anche lontano dalle piazze. Se ti trovano con una bandiera ti massacrano di botte». A questo pensano i titushki, picchiatori ingaggiati dal governo georgiano per scoraggiare le proteste con la forza: «Sono brutali: ti rompono le gambe, le braccia e ti prendono anche tutto quello che hai addosso».

Capita anche di venire arrestati mentre si porta fuori il cane, come è successo a un amico di Teona Imnaishvili: «Era in strada quando è stato preso, hanno lasciato il cane attaccato a un albero e lo hanno portato via. Un pediatra di mia conoscenza è stato arrestato mentre tornava a casa solo perché stava passando in una zona vicina alla manifestazione. La moglie ha trovato la sua macchina vuota vicino casa dopo ore che lo cercava. E in galera finiscono anche i minorenni: tre ragazzi sono stati arrestati insieme a un loro professore mentre tornavano a casa». L’escalation di proteste e violenza sembra non aver ancora raggiunto il culmine, ma chi scende in piazza non ha paura: «Fra di loro ci sono anche i miei parenti. Siamo più forti perché sappiamo la verità. Stiamo lottando per la libertà e per i nostri diritti, come abbiamo fatto già 15 anni fa».

Teona lotta come può dall’Italia, dove è arrivata per studiare dieci anni fa, insieme ad altri connazionali conosciuti durante le proteste contro la controversa “legge sugli agenti stranieri” approvata a fine maggio: «In Italia i georgiani sono più di 80mila, ma quelli che come noi protestano contro quello che sta succedendo sono ancora pochi». Visto il clima che si respira è facile capire il perché: «Temono che possa capitare qualcosa alle loro famiglie in Georgia».

Di Giacomo Chiuchiolo

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