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L’Occidente che non specula sulla guerra

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L’Occidente libero fa i conti con un conflitto che non ha voluto e su cui non specula mentre i russi sì. Ecco, la questione è semplice.
L'Occidente che non specula sulla guerra

L’Occidente che non specula sulla guerra

L’Occidente libero fa i conti con un conflitto che non ha voluto e su cui non specula mentre i russi sì. Ecco, la questione è semplice.
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L’Occidente che non specula sulla guerra

L’Occidente libero fa i conti con un conflitto che non ha voluto e su cui non specula mentre i russi sì. Ecco, la questione è semplice.
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La libertà senza la propaganda. Nell’ingorgo che ha seguito l’inghippo dei missili caduti in Polonia martedì notte – con tanto di dibattito feroce sul se fossero russi, fossero ucraini oppure si trattasse di ferraglie ex sovietiche abbattute da Kiev e schizzate fuori dai confini di una guerra d’invasione (e infame) – si sviluppa una questione squisitamente politica e non soltanto militare. E la questione è semplice: l’Occidente libero fa i conti con un conflitto che non ha voluto e su cui non specula mentre i russi (che l’hanno voluto, con tanto di invasione dell’Ucraina) sì. Ecco allora che in questo cortocircuito geopolitico prende corpo la dimensione di una realtà per nulla pacifista. La realtà del contendersi il mondo per come lo conosciamo, seppur piuttosto ingarbugliato. Sul giallo dei missili in Polonia la Russia ha provato a speculare ma senza alcun successo (nonostante il vittimismo sbandierato). Una dimensione eccessivamente di parte ma che ben spiega la scelta occidentale di non esagerare le posizioni politiche. Una dimensione non guerrafondaia questa, ma in grado di misurare come possa esser concreta la possibilità di rispondere armati alla Russia e alla sua ostinazione di un conflitto in cui non intende fermarsi. Con un di più: il quanto sia complicato ragionarsi sopra. Una prudenza che – fuori da ogni retorica banale – pare tradursi in una semplice formula linguistica che va oltre ogni manicheismo possibile, traducibile nel “fare politica”. A prescindere dalle bombe.   di Jean Valjean  

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