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L’Ucraina bombardata a tappeto e senza più difese

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Donald Trump taglia le forniture di armi e intelligence all’Ucraina e il Paese sprofonda nell’incubo dei bombardamenti russi. Sempre più intensi nelle ultime ore, con decine di vittime anche tra i civili

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L’Ucraina bombardata a tappeto e senza più difese

Donald Trump taglia le forniture di armi e intelligence all’Ucraina e il Paese sprofonda nell’incubo dei bombardamenti russi. Sempre più intensi nelle ultime ore, con decine di vittime anche tra i civili

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L’Ucraina bombardata a tappeto e senza più difese

Donald Trump taglia le forniture di armi e intelligence all’Ucraina e il Paese sprofonda nell’incubo dei bombardamenti russi. Sempre più intensi nelle ultime ore, con decine di vittime anche tra i civili

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Le sirene d’allarme suonano senza sosta da 48 ore in Ucraina. Ormai quasi a secco di missili per le batterie antiaeree di fabbricazione americana, i militari di Kiev tentano di abbattere le minacce con quello che hanno: mitragliatrici e fucili. Ma contro un cruise o un drone Shahed, specialmente di notte, possono fare assai poco.

È la logica conseguenza delle scellerate scelte di Donald Trump, nominalmente leader del mondo libero ma in pratica miglior amico di Putin. Prima il taglio degli aiuti militari all’Ucraina, «per farla sedere al tavolo dei negoziati». Poi, un paio di giorni fa, lo stop alla condivisione delle informazioni di intelligence con Kiev: niente più immagini satellitari, anche private. Gli ucraini sono ormai ciechi e inermi. E i russi ne approfittano, intensificando i raid aerei su infrastrutture energetiche e siti civili. Dopo mesi tornano le stragi di cittadini: a Dobropilia, nel Donetsk, il Cremlino ha colpito nove palazzi residenziali e un centro commerciale, per poi lanciare una seconda ondata di ordigni all’arrivo dei soccorritori. I morti sono almeno 11.

Le forze armate ucraine intanto subiscono perdite sempre più alte. Non possono più conoscere la posizione degli avversari via satellite, né i grandi movimenti di uomini e materiali nelle retrovie. Gran Bretagna, Francia e Germania si affrettano a fornire le loro informazioni di intelligence, ma non sono in grado di sostituirsi agli Stati Uniti. Nel Kursk, la regione russa “invasa” ad agosto per essere usata come moneta di scambio con parti del Donbas, gli ucraini avrebbero subito l’immediato contraccolpo. Ora controllerebbero circa 400 chilometri quadrati di territorio: all’inizio erano 1.200. I russi, coadiuvati dalla fanteria nordcoreana, contrattaccano selvaggiamente e, secondo alcune fonti, starebbero per circondare i 10 mila soldati di Kiev che occupano l’area. L’ordine di ritirarsi, per loro, si fa sempre più probabile.

Unica nota di luce: nel saliente del Donbas, dove da mesi sono costretti a una lenta ma inesorabile ritirata, gli ucraini starebbero riguadagnando alcune posizioni. Ma è uno stillicidio, che costa decine di vite umane ogni giorno. Ora, senza più il supporto americano, l’unica speranza di Kiev resta l’Europa. Nelle ultime settimane, per la prima volta dall’inizio del conflitto, stanno arrivando ai reparti armi di ultimissima generazione (le aziende europee sono ben contente di testare sul campo i loro nuovi sistemi). Ma non basteranno.

Di Giorgio Patto

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