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L'Ucraina e la Nato

L’Ucraina e la Nato

L’Ucraina e la Nato. Se l’Ucraina oggi esiste, combatte, contrattacca e pensa di vincere con più di qualche ragione lo deve ai giganteschi aiuti militari avuti dalla Nato
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L’Ucraina e la Nato

L’Ucraina e la Nato. Se l’Ucraina oggi esiste, combatte, contrattacca e pensa di vincere con più di qualche ragione lo deve ai giganteschi aiuti militari avuti dalla Nato
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L’Ucraina e la Nato

L’Ucraina e la Nato. Se l’Ucraina oggi esiste, combatte, contrattacca e pensa di vincere con più di qualche ragione lo deve ai giganteschi aiuti militari avuti dalla Nato
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L’Ucraina e la Nato. Se l’Ucraina oggi esiste, combatte, contrattacca e pensa di vincere con più di qualche ragione lo deve ai giganteschi aiuti militari avuti dalla Nato
L’Ucraina esiste ancora come entità statale libera e autonoma grazie allo straordinario coraggio mostrato nei primissimi giorni della vigliacca aggressione russa. Indiscutibilmente deve molto alla capacità di Volodymyr Zelensky di ergersi prima a simbolo della resistenza e poi della rivincita di un intero Paese e di tutto un popolo. Molto hanno aiutato le imbarazzanti carenze militari e logistiche denunciate dall’apparato militare russo, goffo e impreparato a una guerra che nel giro di poche settimane si è trasformata in una tragica riedizione dei conflitti novecenteschi. Se però l’Ucraina oggi esiste, combatte, contrattacca e pensa di vincere con più di qualche ragione lo deve ai giganteschi aiuti militari avuti dalla Nato. Il sangue è ucraino – questo non va mai dimenticato – ma sono tutti occidentali le armi, i materiali, l’intelligence e la tecnologia che hanno permesso alla vittima sacrificale di trasformarsi in un formidabile avversario dei sogni malati di Vladimir Putin. Aiuto e forniture dell’Alleanza Atlantica che hanno permesso a Zelensky di trasformare una resistenza pur eroica, ma destinata a soccombere per la legge dei grandi numeri, in una forza militare di tutto rispetto e capace di non indietreggiare più davanti a un nemico che sta bruciando senza scrupoli giovani vite e materiali. In un quadro del genere, sostenere che nel vertice di Vilnius la Nato abbia mirato sostanzialmente a ‘sterilizzare’ in un colpo solo l’Ucraina e la guerra – mirando a uno scenario ‘coreano’, attraverso il quale dissanguare lentamente il nemico russo – è una visione a un tempo ingenerosa e miope. L’Alleanza Atlantica è e resterà con Kiev ma non può accogliere l’Ucraina nel pieno di un conflitto, per la banalissima motivazione che una scelta del genere ci porterebbe all’istante tutti in guerra. Non per modo di dire, ma perché la Nato prevede rigidi automatismi in difesa di qualsiasi suo membro attaccato. La Finlandia è già entrata, la Svezia è ormai sulla soglia: due Paesi storicamente neutrali che l’imperialismo putiniano ha spinto a cercare protezione sotto l’ombrello occidentale. Due Paesi non in guerra, però, che hanno voluto lanciare un fortissimo messaggio politico a Mosca, un ultimo avvertimento a non accarezzare progetti inconfessabili. L’Ucraina è un’altra (dolorosa) storia: è in guerra perché aggredita. Fosse nella Nato, non basterebbe certo inviare tank più o meno aggiornati o ragionare sulla gittata dei missili consegnati. Zelensky protesta e alza la voce, ma è il leader di un Paese invaso e non gli si possono imputare la postura e la propaganda che gli hanno permesso di coagulare un popolo intorno a sé. Sa perfettamente quali siano i tempi della diplomazia, come testimoniato puntualmente dalle dichiarazioni sue e del segretario Stoltenberg arrivate a fine vertice. Sorprende la superficialità con cui certi commentatori dimenticano questo scenario da incubo, pur di cercare l’appiglio per la solita denuncia dell’Occidente fellone. Lo stesso Occidente che ha armato fino ai denti Zelensky, al punto da poter fare anche pressione nel valutare la portata e l’efficacia delle controffensive ucraine. Si ragionerà dell’ingresso di Kiev nell’unico momento possibile: dopo la guerra. I punti fermi, intanto, non cambiano: l’Ucraina ha l’appoggio incondizionato, il sostegno economico e militare e l’assoluta solidarietà politica delle cancellerie occidentali. Il disegno di Putin è fallito con conseguenze ancora oggi difficili da decifrare, ma fra queste di sicuro non verrà contemplato il tramonto della Nato e dell’Ovest preconizzato da eserciti di quinte colonne più o meno consapevoli. Avevano talmente ragione che l’Unione europea e la Nato non sono mai state così attrattive da decenni a questa parte. C’è la fila per entrare, mentre a Mosca si presenta alla porta soltanto lo scomodo padrone cinese.   di Fulvio Giuliani

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