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L’Unione europea Rafah

L’Unione europea al valico di Rafah

La Casa Bianca vuole che sia l’Unione europea a prendere il controllo della frontiera tra l’Egitto e la Striscia di Gaza

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L’Unione europea al valico di Rafah

La Casa Bianca vuole che sia l’Unione europea a prendere il controllo della frontiera tra l’Egitto e la Striscia di Gaza

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La Casa Bianca vuole che sia l’Unione europea a prendere il controllo della frontiera tra l’Egitto e la Striscia di Gaza

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La Casa Bianca vuole che sia l’Unione europea a prendere il controllo della frontiera tra l’Egitto e la Striscia di Gaza

La Casa Bianca vuole che sia l’Unione europea a prendere il controllo della frontiera tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, risolvendo l’impasse tra il Cairo e Tel Aviv con il coinvolgimento di una terza parte. Secondo le fonti della rivista “Politico” i funzionari di Washington stanno discutendo con le controparti egiziane e israeliane un piano per affidare all’Ue la responsabilità del valico di Rafah, una missione che avrebbe come scopo principale garantire l’ingresso degli aiuti umanitari.

Il valico di Rafah è chiuso da quando l’esercito israeliano ha preso il controllo della maggior parte del confine con l’Egitto, rendendo più difficile far entrare aiuti nell’enclave palestinese. Da quel momento le parti non riescono a trovare un accordo su chi deve gestire la frontiera e hanno scartato tutte le ipotesi, comprese idee fantasiose come lo schieramento di contractor statunitensi o di uomini dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) che non avrebbero dovuto qualificarsi come tali (una proposta di Benjamin Netanyahu, prima avanzata e poi smentita).

Per questo motivo l’amministrazione Biden ha deciso che il coinvolgimento dell’Ue potrebbe essere un’alternativa accettabile per entrambi. La base di partenza in teoria esiste già ed è su quella che si basano gli Stati Uniti. Si tratta della European Union Border Assistance Mission (Eubam) al valico di Rafah, istituita nel 2005 per supervisionare le operazioni al confine Gaza-Egitto, una missione di assistenza e monitoraggio che mobilitava 70 persone. Tuttavia non si trattava di un’operazione militare: il personale era composto principalmente da polizia di frontiera, funzionari doganali e anche alcune forze di sicurezza, ma nessun soldato. Le attività sono state sospese nel 2007 dopo che Hamas ha preso il controllo dell’enclave palestinese espellendo l’Anp con la violenza. Da allora la Eubam Rafah è stata messa in modalità stand by e riconvertita in una missione più piccola in Cisgiordania, con l’incarico di preparare l’Anp a riprendere il controllo della frontiera Gaza-Egitto quando sarà possibile. Esistono anche altre due Eubam, una al confine Ucraina-Moldavia (dove si trova la regione separatista filorussa della Transnistria) e una in Libia, istituite rispettivamente nel 2005 e nel 2013 ed entrambe ancora attive.

Una missione dell’Ue per il controllo del valico di Rafah potrebbe essere un’alternativa credibile sia per Israele che per l’Egitto, ma rappresenta una sfida enorme per le istituzioni di Bruxelles. Gli europei diventerebbero responsabili di uno dei confini più sensibili del mondo in un momento di feroce conflitto, trovandosi a dover gestire l’ingresso massiccio di aiuti umanitari da una parte e il tentativo di fuga da Gaza di centinaia di migliaia di palestinesi dall’altra. Anche ipotizzando uno schieramento che inizi solo nella fase post bellica, l’Ue dovrebbe affrontare criticità molto simili, assicurandosi che gli uomini di Hamas non riprendano il controllo di ciò che esce ed entra a Gaza, compreso il contrabbando di armi. Se arrivasse una richiesta ufficiale da parte di Egitto, Israele e Stati Uniti le ambizioni dei leader più interventisti dell’Ue e degli Stati membri verrebbero messe alla prova dei fatti. I grandi Paesi europei dicono spesso di essere pronti a impegnarsi per rilanciare il processo di pace e la soluzione a due Stati, presto potrebbero essere chiamati a farlo.

di Federico Bosco

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