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McNamara, quando Kennedy sognò il “governo dei migliori”

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Robert McNamara fu figura chiave delle amministrazioni Kennedy e Johnson e durante la guerra in Vietnam, dotato di una capacità analitica fuori dal comune. Uno come lui oggi servirebbe come il pane

McNamara, quando Kennedy sognò il “governo dei migliori”

Robert McNamara fu figura chiave delle amministrazioni Kennedy e Johnson e durante la guerra in Vietnam, dotato di una capacità analitica fuori dal comune. Uno come lui oggi servirebbe come il pane

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McNamara, quando Kennedy sognò il “governo dei migliori”

Robert McNamara fu figura chiave delle amministrazioni Kennedy e Johnson e durante la guerra in Vietnam, dotato di una capacità analitica fuori dal comune. Uno come lui oggi servirebbe come il pane

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Robert McNamara fu figura chiave delle amministrazioni Kennedy e Johnson e durante la guerra in Vietnam. Un uomo che per un decennio ha esercitato una straordinaria influenza diretta sugli Stati Uniti, dotato di una capacità analitica fuori dal comune. La applicò prima al mondo del business e in seguito (senza cambiare metodo) alla geopolitica. Seppe riconoscere i suoi errori – a cominciare da quelli più gravi – concentrandosi più su di essi che sui suoi successi, almeno altrettanto clamorosi.

È molto utile ripercorrere in questi tempi difficili la figura di Robert McNamara, segretario di Stato di JFK e di Lyndon Johnson. In precedenza era stato un manager capace di rivoluzionare alcuni dei concetti fondamentali di un’azienda come la Ford. Ebbe infatti l’intelligenza e l’umiltà di studiare con attenzione quello che alla Volkswagen avevano fatto i tedeschi. Sino a una manciata di anni prima i grandi nemici nella Seconda guerra mondiale. Introdusse concetti completamente nuovi in termini di sicurezza delle auto e produzione delle stesse. Con risultati tali da spingere Henry Ford II a lasciargli la presidenza del colosso.

Quando JFK costruì la sua squadra di governo si mise a caccia di cervelli fuori dal comune, creando un team che fece storia. Offrì il Dipartimento del Tesoro a McNamara, che rifiutò inorridito dalla sua incompetenza in materia. Kennedy non si arrese e lo spinse alla Difesa, settore nel quale il presidente della Ford non aveva di sicuro esperienze maggiori. Alla fine accettò, passando da uno stipendio di 800mila dollari all’anno a uno di 25mila.

Da segretario alla Difesa dovette affrontare subito la terribile crisi dei missili di Cuba. Quando lo Stato maggiore Usa premeva per un attacco all’isola, ad altissimo rischio di escalation nucleare con l’Unione Sovietica. Fu McNamara a tirare fuori dal cilindro l’idea del blocco navale, che permise a Washington e Mosca di intavolare trattative. Segrete (e riservatissime, vi dice qualcosa rispetto ai recenti spettacoli?). Che sbloccarono l’impasse, salvarono la faccia a tutti e permisero di scongiurare l’incubo.

McNamara fu uno dei padri dell’impegno americano in Vietnam e delle intensissime campagne di bombardamenti aerei. Era certo che in questo modo i vietcong si sarebbero piegati, ma fra il 1967 e il 1968 gli apparve chiaro di aver completamente sbagliato i calcoli. E a un prezzo di vite umane spaventoso per entrambe le parti. Lo ammise pubblicamente. Fece presente al presidente Johnson che l’unica possibilità rimasta era la ricerca di una via negoziale. Fu costretto alle dimissioni e la sua carriera politica finì lì.

Rimase voce autorevolissima fino alla morte nel 2009, soprattutto per la sua grande capacità di analisi. Uno come lui oggi servirebbe come il pane, perché incarnava quell’idea di “governo dei migliori” utopistica quanto si vuole, ma pur sempre immensamente preferibile al trionfo del dilettantismo e dell’irrazionalità.

Di Fulvio Giuliani

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