Afd, Musk e la storia
È difficile credere che la campagna di Germania di Elon Musk – aperta con un endorsement alla co-leader del partito di ispirazione neonazista AfD – abbia riscosso l’apprezzamento di Giorgia Meloni
Afd, Musk e la storia
È difficile credere che la campagna di Germania di Elon Musk – aperta con un endorsement alla co-leader del partito di ispirazione neonazista AfD – abbia riscosso l’apprezzamento di Giorgia Meloni
Afd, Musk e la storia
È difficile credere che la campagna di Germania di Elon Musk – aperta con un endorsement alla co-leader del partito di ispirazione neonazista AfD – abbia riscosso l’apprezzamento di Giorgia Meloni
È difficile credere che la campagna di Germania di Elon Musk – aperta con un endorsement alla co-leader del partito di ispirazione neonazista AfD – abbia riscosso l’apprezzamento di Giorgia Meloni
È difficile credere che la campagna di Germania di Elon Musk – aperta con un entusiastico endorsement ad Alice Elisabeth Weidel, co-leader del partito di ispirazione neonazista AfD (Alternative für Deutschland) – abbia riscosso l’apprezzamento di Giorgia Meloni o, a Parigi, di Marine Le Pen. Sono loro, a ben vedere, le prime a essere danneggiate dalla guerra dichiarata dal miliardario americano a ogni espressione del ‘politicamente corretto’ e, di riflesso, agli sforzi compiuti, in grado diverso, da Meloni e Le Pen per isolare l’estremismo di AfD nel Parlamento europeo. Il partito di Weidel vola nei sondaggi, a meno di poche settimane dal voto in programma il 25 febbraio. L’entrata a gamba tesa di Musk nella campagna elettorale tedesca ha provocato le reazioni ovviamente risentite di tutti i partiti politici. In particolare della Cdu di Friedrich Merz, cioè il partito più di altri insidiato dalla diretta concorrenza di AfD.
Nella lettera pubblicata nella sezione opinioni del “Welt am Sonntag”, Musk non si limita a elogiare il partito neonazista come la forza più adatta «a guidare il Paese verso un futuro in cui prosperità economica, integrità culturale e innovazione tecnologica non sono solo sogni, ma realtà». Va più in là e punta dritto al cuore dell’universo woke: «L’immagine dell’AfD come estremista di destra è chiaramente falsa, se si considera che Alice Weidel, leader del partito, ha una partner dello stesso sesso originaria dello Sri Lanka! Vi sembra una cosa da Hitler? Per favore!».
Per favore, chiede stizzito agli elettori tedeschi. Vi pare una pericolosa estremista una donna lesbica che condivide la sua dimensione affettiva più intima con una donna addirittura di colore? Con una semplice capriola, le questioni di genere e di etnia vengono trafugate dalla tavola dei valori che si volevano appannaggio del mondo progressista, di quell’universo ‘socialmente responsabile’ al cui interno era stato codificato l’alfabeto dell’unica, possibile sinistra. Un codice con regole ferree, inattaccabili e indiscutibili e dunque inaccessibili per chi nutrisse delle riserve o avesse dei dubbi. Che potrà mai essere di questo universo e di questa sinistra, una volta che Musk ne ha forzato l’ingresso e vi ha fatto irruzione in modo irridente? Alice Weidel è dunque una sincera democratica perché lesbica e compagna di una donna di colore? Alla signora Weidel si può augurare ogni felicità nella sua vita affettiva. La «Fortezza Europa» da lei evocata è però la stessa, anche nella definizione, per la cui realizzazione Hitler scatenò una guerra con milioni di morti.
Se i termini della questione si limitano, come vorrebbe Musk, alle scelte affettive di Alice, per la sinistra si apre il baratro. A nessuno dovrebbe infatti sfuggire l’urgenza di ridefinire le coordinate in base alle quali l’identità delle forze democratiche, liberali e riformiste non sia confondibile. Il campo dei diritti civili è stato ampiamente dissodato e arato negli ultimi decenni, e tanto si sono espansi i suoi confini da ricomprendere correnti di pensiero e movimenti politici anche i più distanti o diffidenti. Per la democrazia europea si tratta allora di aprire un nuovo capitolo in cui valori come l’eguaglianza sociale, le pari opportunità e la cittadinanza siano tessere di un mosaico in cui possano riconoscersi quanti ne sono rimasti esclusi a causa dei processi di globalizzazione. Dopo le tragedie del Novecento, non si è mai ricordato abbastanza che il ritorno alla democrazia ha coinvolto solo una piccola parte del pianeta, più esattamente questo angolo d’Europa in cui troppi non sanno di avere la fortuna di essere nati. Ignorando la generosità di questo destino, si è persa la coscienza storica di come esso è stato costruito e dei prezzi oggi necessari per difenderlo. Alice Weidel promette di costruirne uno nuovo, anche se i segnali fin qui intravisti recano le ombre di un cupo passato.
di Massimo Colaiacomo
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