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Napoleone, i gioielli e la sua attualità

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Ci mancava pure il furto dei gioielli dei Napoleone dal Louvre di Parigi. Il Bonaparte e la sua rivoluzione (dopo la Rivoluzione francese) è ancor oggi, nella sua struttura identitaria, la quintessenza della Francia.

Napoleone, i gioielli e la sua attualità

Ci mancava pure il furto dei gioielli dei Napoleone dal Louvre di Parigi. Il Bonaparte e la sua rivoluzione (dopo la Rivoluzione francese) è ancor oggi, nella sua struttura identitaria, la quintessenza della Francia.

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Napoleone, i gioielli e la sua attualità

Ci mancava pure il furto dei gioielli dei Napoleone dal Louvre di Parigi. Il Bonaparte e la sua rivoluzione (dopo la Rivoluzione francese) è ancor oggi, nella sua struttura identitaria, la quintessenza della Francia.

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I francesi sono amareggiati. Non bastava un ex presidente della Repubblica spedito in prigione, Nicolas Sarkozy, a scalfire l’identità di una nazione che si riconosce nella sovranità (votata dagli elettori) di chi la guida. Adesso ci mancava pure il furto dei gioielli dei Napoleone dal Louvre di Parigi. Il Bonaparte e la sua rivoluzione (dopo la Rivoluzione francese) è ancor oggi, nella sua struttura identitaria, la quintessenza della Francia. Per questa ragione, oltre le cronache, le ricostruzioni delle dinamiche dell’accaduto, il valore inestimabile del bottino (pur con la corona dell’imperatrice Eugenia persa dai ladri durante la fuga e perciò recuperata), la ferita è una ferita alla Francia e non un semplice colpo a uno dei musei più belli del mondo.

Mai come adesso, perciò, i francesi sono chiamati a ritrovarsi – visto il momento – in una frase cara a Napoleone: «Bisogna saper vincere il malumore». Perché a Parigi, per storia, orgoglio e identità, coi gioielli di Napoleone non potranno mai fare come ha fatto l’Italia, dove il tesoro dei Savoia è custodito nei caveau della Banca d’Italia e non esposto al museo. Una diversità figlia della storia, dato che i Savoia – dopo aver accettato per vent’anni il fascismo – vennero mandati in esilio dagli italiani a Seconda guerra mondiale finita. Napoleone, no. In esilio nell’isola di Sant’Elena ce lo spedirono gli inglesi, lontano dal mondo e dal cuore dei francesi. Ei non fu, come scrisse il Manzoni (senza il non). Ei è.

di Massimiliano Lenzi

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