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Nato, alleati lontani: l’Atlantico si allarga sull’Ucraina

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Sembra di poter osservare che il vertice Nato conclusosi ieri sia stato, allo stesso tempo, il punto di maggiore lontananza e quello di maggiore vicinanza

Nato, alleati lontani: l’Atlantico si allarga sull’Ucraina

Sembra di poter osservare che il vertice Nato conclusosi ieri sia stato, allo stesso tempo, il punto di maggiore lontananza e quello di maggiore vicinanza

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Nato, alleati lontani: l’Atlantico si allarga sull’Ucraina

Sembra di poter osservare che il vertice Nato conclusosi ieri sia stato, allo stesso tempo, il punto di maggiore lontananza e quello di maggiore vicinanza

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Fra alleati tutto sta a calibrare i reciproci obblighi di solidarietà. Fra europei molto sta nel centralizzare i calibri delle armi necessarie per difendersi, per non trovarci a spendere più del dovuto e ad avere cartucce e fucili incompatibili.

I rapporti personali contano, ma non superano mai gli interessi nazionali e non cancellano i problemi reali. Capi di Stato e di governo che pensassero di far valere questioni personali o scambiassero le alleanze per amicizie sarebbero ridicoli. Se il presidente americano rende pubblica una sviolinatura ricevuta dal segretario generale della Nato (olandese), quel che ha in mente è ridurre il peso degli europei. Che a lui sembra essere troppo rilevante, a dispetto di tanti europei convinti di non contare niente.

Di converso, se il presidente francese e il cancelliere tedesco decidono di avviare l’incontro de L’Aia pubblicando sul “Financial Times” un articolo a doppia firma, non lo fanno per ostentare un’intesa ma per rispondere alla linea politica statunitense, ribadendo che gli sforzi fatti per dividere i loro Paesi sono destinati a non dare frutti.

Tenuto conto di questo, sembra di poter osservare che il vertice Nato conclusosi ieri sia stato, allo stesso tempo, il punto di maggiore lontananza e quello di maggiore vicinanza. La maggiore distanza fra gli Stati Uniti e gli alleati europei è segnata da due elementi di grosso peso. Il primo è l’indubbio rapporto privilegiato che Trump coltiva con Putin, al punto da mollare alla loro sorte gli ucraini e dal non danneggiare troppo e interdire per il futuro gli interessi russi in Iran.

Il secondo consiste nel mettere in dubbio la validità dell’articolo 5 del trattato che regola la Nato, quello che comporta l’automatico ingresso in guerra ove uno degli alleati sia aggredito. Le differenze politiche sono sempre esistite, all’interno dell’alleanza difensiva, ma nessuno ha mai avanzato quel tipo di dubbio. La sua sola esistenza è in grado di liquidare la Nato. Vista l’autorevolezza della fonte e considerata l’abitudine di dire a stretto giro una cosa e il suo contrario, quel dubbio trumpiano resta lì, a pesare per il solo fatto che lo si è voluto enunciare.

Reagendo a questo trattamento, gli europei hanno lanciato segnali di condivisione continentale. Differenze e distanze esistono e persistono, ma c’è anche la consapevolezza che indebolirsi a vicenda rende solo tutti più deboli. Anche Francia a Germania hanno interessi divergenti (si pensi al debito) come Macron e Merz hanno idee diverse (si pensi all’Iran), ma il loro presentarsi firmatari assieme di un articolo ha un preciso significato: a dividerci ci pensiamo da soli, a usare le divisioni non ci pensi nessuno.

E qui si arriva al cuore del ruolo della Nato e al nocciolo della frattura politica, ricomposta nello stucco delle dichiarazioni finali: per gli Usa di oggi l’eventuale perdita o mutilazione dell’Ucraina è un danno accettabile, per gli europei resta inaccettabile. Per gli Usa è naturale che Putin voglia disporre di una sfera d’influenza, per gli europei quella sfera è destinata a rotolare loro addosso. Gli Usa hanno ragione a chiedere agli europei di essere maggiormente responsabili della loro sicurezza, mentre hanno torto nell’indurre dubbi circa la cobelligeranza in caso di aggressione.

Al vertice Nato tenutosi a Pratica di Mare, nel 2002, furono gli europei (in particolare gli italiani e Berlusconi) a convincere gli americani circa l’affidabilità di Putin. Al vertice del 2025 gli americani hanno ancora provato a convincerne gli europei, senza riuscirci. Forse è cambiato Putin, di sicuro non è cambiato il mondo e non è cambiata la storia. I tedeschi erano i più entusiasti degli affari con i russi, ora considerano chiusi per sempre i gasdotti. Il futuro è sulle ginocchia di Giove, ma è escluso che gli europei possano accettare di ritrovarsi inginocchiati ad accettare l’abbandono dell’Ucraina. E, su questo, l’Atlantico è diventato più largo di quello che navigò Colombo.

di Davide Giacalone

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