Ottocento
Ottocento. Trump ha sopravvalutato la propria capacità di influire sugli eventi, imboccando la strada che gli è sembrata la più semplice e meno costosa: piegare gli ucraini, ottenere la testa di Zelenskyj e allearsi con Putin
Ottocento
Ottocento. Trump ha sopravvalutato la propria capacità di influire sugli eventi, imboccando la strada che gli è sembrata la più semplice e meno costosa: piegare gli ucraini, ottenere la testa di Zelenskyj e allearsi con Putin
Ottocento
Ottocento. Trump ha sopravvalutato la propria capacità di influire sugli eventi, imboccando la strada che gli è sembrata la più semplice e meno costosa: piegare gli ucraini, ottenere la testa di Zelenskyj e allearsi con Putin
Ottocento. Trump ha sopravvalutato la propria capacità di influire sugli eventi, imboccando la strada che gli è sembrata la più semplice e meno costosa: piegare gli ucraini, ottenere la testa di Zelenskyj e allearsi con Putin
Ottocento. La guerra è una cosa truce e maledettamente seria, che si presta poco alle spacconate. Gli ucraini per quanto tempo possono reggere, senza più il sostegno americano? Molti sono convinti di sapere che siano ore contate, ma è ben possibile che si regga per mesi. Purtroppo si stanno accumulando debolezze aggressive, che sono assai più pericolose delle forze che, in quanto realmente tali, non hanno bisogno di far parlare le armi.
La forza bellica russa è stata sopravvalutata fin dall’inizio ed è impantanata in una folle produzione di morte senza risultati. Sostenemmo che Putin e la Russia avevano già perso la guerra, ma che la conseguenza di ciò non era la vittoria degli ucraini, bensì il protrarsi all’infinito del conflitto. I fatti lo hanno confermato.
Trump ha sopravvalutato la propria capacità di influire sugli eventi. Imboccando la strada che gli è sembrata la più semplice e meno costosa: piegare gli ucraini, ottenere la testa di Zelenskyj e allearsi con Putin. Per ora ottiene la solidarietà di tutte le altre democrazie con l’Ucraina e il degrado politico e morale degli Stati Uniti.
La lettera che pubblichiamo qui a fianco ne è una dimostrazione. È scritta e firmata da Lech Wałęsa e altri eroici combattenti polacchi contro la dittatura. Quella filiera democratica e anticomunista che si batté per la libertà della Polonia (il cui sequestro fu il primo tradimento degli accordi presi a Yalta, ancora una volta con la Russia nel ruolo di chi firma una cosa e poi fa il contrario), che agì in consonanza con l’anima cattolica polacca. Sotto la guida del cardinale Stefan Wyszyński, di cui Karol Wojtyła fu sodale, in una lotta che costò la vita a don Jerezy Popiełuszko.
Ucciso da quella polizia segreta comunista cui oggi Wałęsa paragona Trump e Vance, da cui lui e gli altri firmatari si dicono «disgustati» per il trattamento riservato a Zelenskyj. E non si riesce a pensare a una fonte più accreditata e a un’offesa più pesante.
Deboli siamo anche noi europei, non per le corbellerie diffuse dalla propaganda russa e ripetute a pappagallo da chi non ha mai seguito i tentativi di evitare la guerra, non ha idea dei movimenti Nato e non ha mai letto gli accordi di Minsk. Ma perché le nostre Forze armate sono concepite per la difesa della pace, non per affrontare la minaccia di una guerra.
Ora siamo impegnati a fare il doppio degli sforzi e il doppio dei trasferimenti per la difesa ucraina, ma la nostra capacità produttiva non è all’altezza del pericolo. Per scongiurare il quale non si deve invocare la pace, ma rendere chiaro che si è pronti alla guerra. E non lo siamo.
Così come anche la surreale discussione sull’invio di truppe europee, cui non ci si può sottrarre. Come sembra sostenere il nostro governo, ma cui non siamo pronti, come sembra dimenticare il governo francese. Non siamo in ritardo, siamo precipitati in una condizione nuova. Il ritardo non deve esserci nel cominciare a rimediare.
Da qui il programma ReArm Europe, annunciato dalla Commissione europea. La crescita delle spese nazionali per un 1,5% dei rispettivi Pil genererà 650 miliardi di euro di investimenti in 4 anni, cui si aggiungeranno 150 miliardi di possibili prestiti. Totale: 800 miliardi.
Prima di diffondere sciocchezze sulla scelta fra burro e cannoni, sarà il caso di osservare la prima pagina del “Financial Times” di ieri, che riportava l’immagine degli andamenti di Borsa dei tre grandi produttori europei per la difesa: l’italiana Leonardo svetta al secondo posto di un forte rialzo. Quei soldi devono essere spesi per risparmiare sulla difesa, uniformando gli acquisti europei, e per far crescere produttori continentali. Due cose nella convenienza dei cittadini europei, anche nella loro veste di contribuenti.
Non sarebbe meglio investire in margherite? Sicuro, se i vicini facessero i giardinieri. Nel mondo reale c’è un macellaio al confine, che ora ha il supporto politico (e si spera resti solo quello) del nostro principale alleato. Sarebbero belle tante cose, ma contano quelle reali.
Di Davide Giacalone
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