Pace Ucraina – Russia: cessare il fuoco per negoziare
Alcuni segnali sulla necessità d’aprire uno spiraglio alla pace tra Ucraina e Russia sono giunti ieri dall’aggredito ucraino e persino dall’aggressore russo
| Esteri
Pace Ucraina – Russia: cessare il fuoco per negoziare
Alcuni segnali sulla necessità d’aprire uno spiraglio alla pace tra Ucraina e Russia sono giunti ieri dall’aggredito ucraino e persino dall’aggressore russo
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Pace Ucraina – Russia: cessare il fuoco per negoziare
Alcuni segnali sulla necessità d’aprire uno spiraglio alla pace tra Ucraina e Russia sono giunti ieri dall’aggredito ucraino e persino dall’aggressore russo
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Alcuni segnali sulla necessità d’aprire uno spiraglio alla pace tra Ucraina e Russia sono giunti ieri dall’aggredito ucraino e persino dall’aggressore russo
Eppur qualcosa si smuove. Timidamente, ma si muove. Mentre la guerra in Ucraina va avanti ormai da quindici mesi, alcuni segnali sulla necessità d’aprire uno spiraglio alla pace sono giunti ieri dall’aggredito ucraino e persino dall’aggressore russo. Oltreché dalla Cina e dal Brasile. Bandendo gli entusiasmi, badiamo alla sostanza. Da Mosca, dopo aver fatto il nesci per settimane, Vladimir Putin (seppur attraverso il Ministero degli Esteri) ha reso noto che la Russia valuta positivamente l’iniziativa di pace vaticana. Miracoli dell’isolamento diplomatico dello zar (a parte il rapporto con la Cina) e anche un segnale delle difficoltà interne crescenti del (e nel) potere russo. Nelle stesse ore dall’Ucraina, il Paese che ha subìto l’aggressione militare di Mosca, il capo dell’ufficio presidenziale di Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak, ha spiegato in un’intervista all’agenzia di stampa russa “Interfax” (e la scelta di un media russo non può esser casuale) che «oggi è necessario un vertice di pace. Tutti comprendono questo fatto. Inoltre, tutti accettano come assolutamente logica e giusta l’argomentazione secondo cui il piano di pace ucraino dovrebbe esserne la base: i dieci punti del presidente Zelensky».
Nell’intervista Yermak ha poi sottolineato che la posizione di Kiev è chiara: «Il nostro piano è la base ma siamo pronti ad ascoltare tutti quei Paesi che rispettano la nostra sovranità e integrità territoriale. Siamo pronti ad accettare alcuni elementi di altre proposte». Quanto al dove e al quando tenere il vertice di pace, l’Ucraina auspica che si tenga il prima possibile, l’ideale sarebbe a luglio e sono in corso consultazioni in merito. «È molto importante però che si tratti di un vertice a cui partecipino sicuramente i leader del Sud globale» ha aggiunto Yermak. «Secondo le mie sensazioni, siamo molto vicini al successo di queste consultazioni». Un’apertura diplomatica di sostanza quella di Kiev che, in quanto Paese aggredito, non può certo smettere di difendersi finché andranno avanti gli attacchi e i bombardamenti russi.
E qui si arriva al punto sostanziale – su cui non devono esserci ambiguità – rispetto all’apertura di un possibile negoziato. Le disponibilità al dialogo vanno bene e sono una buona notizia da qualunque parte esse arrivino, ma la realtà dice che sinora è stata la Russia di Putin a cominciare e a continuare la guerra. Cosa ovvia e necessaria dunque, affinché dei negoziati veri si possano finalmente aprire, è che Mosca smetta di tirare bombe sull’Ucraina. Serve un segnale russo concreto. In questo modo, con un cessate il fuoco, si potrà arrivare a un tavolo di dialogo.
Prima di porci la domanda sulla volontà della Russia di un segnale non belligerante, un cenno ai segnali cinese e brasiliano. Secondo il quotidiano americano “Wall Street Journal” (che cita fonti di funzionari europei) per Li Hui, l’inviato cinese per la pace che ieri era in Russia, andrebbe lasciato a Mosca il possesso delle parti dell’Ucraina che occupa adesso, ovvero delle regioni annesse. Il che, anche con tutta la buona volontà, indebolisce e di molto – se non cambierà – la mediazione cinese. Quanto al Brasile, il presidente Lula ha parlato con Putin ribadendo la propria disponibilità (insieme a India, Indonesia e Cina) a dialogare per la pace in Ucraina. Su che basi territoriali, di cessate il fuoco e di ricostruzione economica dell’Ucraina? Senza risposte a queste domande fondamentali, nulla cambia.
Si torna così all’interrogativo dirimente: esiste oggi da parte di Putin e del potere moscovita la disponibilità a un cessate il fuoco che parta da Mosca? Ad ascoltare le parole pronunciate ieri, dopo l’apertura ucraina, dall’ex presidente russo Dmitry Medvedev pare di no: «Finché ci saranno l’attuale regime e il clown Zelensky al potere a Kiev i colloqui saranno impossibili». Prevedibile. È dall’inizio dell’invasione russa che Medvedev ripete la stessa litania propagandistica. Un altro segnale del declino di Mosca e della sua diplomazia.
di Massimiliano Lenzi
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