Pacifisti
Pacifisti siamo rimasti noi, cittadini dell’Unione Europea che fronteggiamo le angherie e le mire militari di Vladimir Putin
Pacifisti
Pacifisti siamo rimasti noi, cittadini dell’Unione Europea che fronteggiamo le angherie e le mire militari di Vladimir Putin
Pacifisti
Pacifisti siamo rimasti noi, cittadini dell’Unione Europea che fronteggiamo le angherie e le mire militari di Vladimir Putin
A essere convintamente pacifisti siamo rimasti noi, cittadini dell’Unione Europea. L’Ue è nata dalla e per la pace. Siamo pacifisti perché crediamo nel diritto internazionale e riteniamo che i conflitti d’interesse non saranno mai eliminabili, ma sono affrontabili per via diplomatica. Non siamo pacifinti e non crediamo che la pace consista nel cedere a criminali e dittatori, come Putin. Non siamo neanche pacifessi e sappiamo che la pace non si propizia con il disarmo, ma si difende rendendo azzardate e suicide le minacce armate. Il grave e volontario sconfinamento russo in Polonia cambia le cose. Anche in Italia.
Se il ministro della Difesa, giustamente, ricorda che quella è una violazione dei nostri cieli, perché quelli polacchi sono cieli sia della Nato che dell’Ue, ne consegue che un militare che ritenga sia Putin ad avere ragione non è uno che la pensa diversamente, ma un traditore. Il nostro resta un mondo libero, dove anche i venduti e i vigliacchi hanno diritto a esprimere le loro opinioni, ma non da militari.
La stessa cosa vale per chi governa, perché dentro al medesimo governo non possono trovarsi due linee opposte di politica estera e di politica della difesa. E la questione non riguarda soltanto il governo oggi in carica, ma anche l’opposizione che punta a sostituirlo: al Parlamento europeo la Lega e il Movimento 5 Stelle – che governarono assieme dando vita al peggior governo della storia repubblicana, un governo che fece entrare i militari russi in Italia e s’inginocchiò alla Cina – hanno votato contro l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. Sono stati battuti, si sono dimostrati irrilevanti, ma sono anche incompatibili con chiunque voglia sembrare un soggetto politico serio e affidabile.
Il Pd convintamente unitario e FdI con FI che non sono da meno si dimostrano tutte forze per le quali la loro vittoria elettorale è più importante della politica estera e della difesa della sicurezza e della libertà. Quindi non sono né serie né affidabili. Il primo che anteporrà gli interessi del Paese a quelli della falsa coalizione che abita sarà anche capace di dimostrare la poca serietà dell’altro. Ma temo preferiscano coprirsi a vicenda nell’evitare la serietà.
Il Presidente della Repubblica ha, purtroppo, ragione nell’evocare il tempo che precedette la Prima guerra mondiale: ora come allora le opinioni pubbliche non hanno il minimo sentore del pericolo che si corre. Oggi è proprio quell’inconsapevolezza a potere avvicinare il peggio, dando l’impressione al criminale del Cremlino di potere osare, sfidare, provocare, saggiare la cedibilità del terreno.
Per questo è da incoscienti fronteggiarsi in coalizioni che pretendono d’essere alternative e che, invece, hanno in comune la presenza di quinte colonne. Neanche nascoste, ma dichiaratamente tali.
Un brivido desta inoltre la scelta della Polonia, ovvero il confine che Stalin attraversò dopo avere fatto l’accordo con Hitler.
Fu così che iniziò la Seconda guerra mondiale, con Mosca e Berlino, comunisti e nazisti alleati (tanto che nei movimenti antifascisti europei i comunisti vennero emarginati in quanto alleati del nemico, cosa che cambiò dopo che Hitler decise di tradire Stalin e invadere la Russia). In quel caso l’errore che si commise fu credere che offrire la carne dei Sudeti fosse bastevole a placare la bestia.
Noi europei chiedemmo a Putin di negoziare anziché invadere l’Ucraina. Tale richiesta è stata reiterata durante il conflitto ed è sempre valida. Noi abbiamo creduto nella possibile pace, Putin mai perché la sua linea è la guerra. Trump, dopo avere attaccato tutti gli alleati degli Usa, è impegnato a ignorare i guerrafondai e a fomentare la guerra civile interna.
A noi piacerebbe restare un pacioso cane da guardia, ma abbiamo il dovere di rizzare le orecchie. E di tutto questo l’opinione pubblica dev’essere informata, anche per evitare che si continui a credere che pur di vincere sia possibile allearsi con chi preferisce stare dalla parte di chi ci mette in pericolo.
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