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Pechino approfitta della crisi di Putin

La penetrazione militare ucraina in territorio russo è un segnale di indebolimento dell’autorevolezza internazionale di Putin

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Pechino approfitta della crisi di Putin

La penetrazione militare ucraina in territorio russo è un segnale di indebolimento dell’autorevolezza internazionale di Putin

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Pechino approfitta della crisi di Putin

La penetrazione militare ucraina in territorio russo è un segnale di indebolimento dell’autorevolezza internazionale di Putin

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La penetrazione militare ucraina in territorio russo è un segnale di indebolimento dell’autorevolezza internazionale di Putin

La penetrazione militare ucraina in territorio russo non è soltanto un problema di sicurezza dei confini nazionali per lo zar Vladimir Putin, ma un segnale di indebolimento della sua autorevolezza internazionale come leader di un Paese che ha ancora ambizioni da potenza globale. Oltre infatti a problemi di equilibri e di credibilità interni, agli occhi dei russi e di una parte della sua stessa nomenclatura, con la Russia sotto attacco Putin deve oggi fare i conti con la contraddizione che questa situazione si porta appresso: come può aspirare a mediare situazioni di conflitto in giro per il mondo ed essere ritenuto all’altezza di farlo? 

La domanda cade a fagiolo visto che nei giorni scorsi, giusto per stare al conflitto in Medio Oriente, è stata ufficializzata la notizia della visita del leader palestinese Abu Mazen a Mosca. Abu Mazen arriverà in Russia oggi e domani incontrerà appunto il presidente Vladimir Putin. Tema principale del vertice, la situazione a Gaza e il ruolo che la Russia potrebbe avere per fare qualcosa nel caos mediorientale. Non vi è dubbio che la potenzialità, anche simbolica, di questo incontro fra Putin e il leader palestinese sia di fatto attenuata dalla penetrazione dei militari ucraini in Russia, una situazione che cambia le priorità dello zar. E con una Mosca sotto scacco e indebolita nel suo ruolo di player globale, ecco farsi avanti la Cina, amica senza limiti di Putin ma soprattutto di sé stessa. 

Tutti conosciamo il legame storico e l’alleanza fra la Russia e l’Iran. E cosa ti fa la Cina in questo momento delicato per Putin? Un’evidente manifestazione di sostegno al regime di Teheran, con la consapevolezza di poter ampliare il suo ruolo anche nell’area mediorientale proprio in virtù della crisi russa. A parlare è stato ieri il ministro cinese degli Esteri, Wang Yi, che ha avuto un recente colloquio con l’omologo iraniano ad interim Ali Bagheri Kani: «La Cina sostiene l’Iran nella difesa delle sue sovranità, sicurezza e dignità nazionale, nel rispetto della legge, e sostiene l’Iran nei suoi sforzi per mantenere la pace e la stabilità nella regione» ha detto il ministro cinese. E ha aggiunto: «La Cina si oppone fermamente e condanna con forza l’assassinio del leader di Hamas Haniyeh, ritenendo che violi in modo grave le norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali, che violi seriamente la sovranità, la sicurezza e la dignità dell’Iran, che comprometta direttamente il processo negoziale per il cessate il fuoco di Gaza e sconvolga la pace e la stabilità regionale». Per il ministro degli Esteri di Pechino è «fondamentale» l’impegno della comunità internazionale «per invitare tutte le parti in conflitto ad attuare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu e a creare le condizioni per un cessate il fuoco completo e permanente a Gaza il prima possibile». 

Parole pesate e mirate a dare un ruolo sempre maggiore a Pechino anche nella crisi mediorientale, un’area dove storicamente ha sempre pesato assai di più la Russia rispetto alla Cina. Ma i tempi cambiano e con essi i rapporti di forza e di diplomazie. Ed è su questo che oggi sembra scommettere il Dragone, l’amico senza limiti di Putin. Che tutto ciò sia un vantaggio per l’Occidente, beh, resta da dimostrare perché una Russia sempre più ‘a mandorla’ non è certo una prospettiva di maggiore stabilità globale per il futuro.

di Massimiliano Lenzi

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