Politica armata, guerre e Occidente
Gli Usa, l’Unione europea e la Gran Bretagna, in questi anni di guerra in Ucraina, sono rimasti uniti dando all’Occidente una compattezza geopolitica e di risposta non scontata
Politica armata, guerre e Occidente
Gli Usa, l’Unione europea e la Gran Bretagna, in questi anni di guerra in Ucraina, sono rimasti uniti dando all’Occidente una compattezza geopolitica e di risposta non scontata
Politica armata, guerre e Occidente
Gli Usa, l’Unione europea e la Gran Bretagna, in questi anni di guerra in Ucraina, sono rimasti uniti dando all’Occidente una compattezza geopolitica e di risposta non scontata
Gli Usa, l’Unione europea e la Gran Bretagna, in questi anni di guerra in Ucraina, sono rimasti uniti dando all’Occidente una compattezza geopolitica e di risposta non scontata
Gli Usa, l’Unione europea e la Gran Bretagna, in questi due anni e passa di guerra russa in Ucraina, sono rimasti uniti dando all’Occidente una compattezza geopolitica e di risposta che non era affatto scontata. In questa compattezza però non si può non notare una differenza fra gli Stati Uniti da una parte e l’Ue dall’altra. Una diversità che riguarda due voci: le armi e la politica. Noi europei siamo stati bravi a coprire, soprattutto in questi ultimi mesi, il buco politico del tempo perso a Washington nel dare il via libera ai nuovi aiuti per Kiev (a causa dell’opposizione dei Repubblicani, poi superata). Quello che i Paesi Ue però non sono riusciti a fare – mentre in Usa il Congresso cincischiava – è stato colmare il buco materiale (ovvero sostenere Kiev anche con l’invio di nuove armi), per una ragione molto semplice: gli Stati membri hanno poche armi e, nel caso di continui rifornimenti all’Ucraina, rischierebbero di restare addirittura sguarniti in casa propria. Intendiamoci: non è soltanto una questione di magazzino, ma pure di ciò che sarebbe utile e funzionale per la resistenza di Kiev.
Dall’altra sponda dell’Atlantico è accaduto invece l’esatto contrario: il buco era politico (un mancato accordo al Congresso fra Democratici e Repubblicani), non materiale. Questa situazione ha fatto dire ieri al presidente francese Emmanuel Macron che «gli avvenimenti più recenti hanno dimostrato l’importanza delle difese antimissile, della capacità di attacco profondo di fronte ad avversari senza scrupoli. Ecco perché ciò che dobbiamo far emergere – e questo è il nuovo paradigma – è una difesa credibile del Continente europeo. L’Europa deve saper difendere ciò che le sta a cuore: insieme ai suoi alleati ogni volta che sono pronti a farlo, da sola se necessario. Per questo abbiamo forse bisogno di uno scudo antimissile». Secondo il presidente francese «le regole del gioco sono cambiate» a causa di «potenze con pochi scrupoli» (come Russia e Iran) e per questo occorre in tempi veloci un risveglio nel settore della difesa, perché l’Europa è «ancora troppo debole di fronte al diffuso riarmo del mondo».
A incastro perfetto con il monito di Macron vanno le dichiarazioni recenti del ministro tedesco della Difesa Boris Pistorius, che in un’intervista rilasciata all’emittente radiotelevisiva Ard ha sottolineato che oggi gran parte degli armamenti prodotti in Russia – con il Paese che è entrato di fatto in un’economia di guerra – «non va più al fronte» ucraino «ma finisce nei depositi». Il che induce a sospettare che Vladimir Putin «potrebbe avere qualcosa in mente» (con gli esperti militari e di armamenti che non smettono di ripetere «che la Russia si sta attualmente riarmando»).
In proposito ieri è arrivata una dichiarazione del più fidato alleato di Putin, il leader bielorusso Alexander Lukashenko: in Bielorussia – ha fatto sapere – sono già state schierate diverse decine di testate nucleari russe. E in caso di un attacco al Paese, Minsk e Mosca risponderanno immediatamente con tutti i tipi di armi. Lukashenko ha pure sostenuto che 120mila soldati ucraini sarebbero ammassati al confine con la Bielorussia e che è «alta la probabilità di provocazioni armate da parte di unità ucraine che potrebbero portare a un’escalation con incidenti di confine».
Che un allargamento del conflitto in corso in Ucraina sia da evitare è cosa di cui tutti gli alleati occidentali sono consapevoli. Ma la consapevolezza, in geopolitica, spesso non basta a evitare le escalation. La Storia ci insegna infatti che è molto più utile la deterrenza. Ragion per cui quel buco materiale di armi e di difesa, di cui scrivevamo poc’anzi rispetto all’Europa, va colmato al più presto. Fare in fretta.
di Massimiliano Lenzi
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