Putin, senza vittoria né fine
Putin, senza vittoria né fine
Putin, senza vittoria né fine
Kyiv – 200mila russi in 15 mesi: è questo, a oggi, il costo in termini di vite umane dell’operazione fallimentare speciale più insensata della Storia. In poco più d’un anno la Federazione Russa ha perso l’equivalente dell’intero esercito francese o di quello moldavo, estone, ceco, bielorusso, finlandese, olandese, sloveno, svedese e kazako messi insieme. Analizzando i numeri di una disfatta senza eguali dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi, il think tank Global Firepower mette in mostra le fragilità del secondo esercito al mondo, ma anche la follia criminale di un uomo che sta guidando al suicidio collettivo il proprio popolo nel delirante intento d’eradicarne un altro dalla faccia della Terra. «Non abbiamo ancora iniziato» fa peraltro sapere Putin tramite il proprio portavoce Peskov.
Definendolo «il pazzo più pericoloso al mondo», “The New York Times” scrive che l’autocrate russo ha dato il via a una delle guerre più insensate del nostro tempo senza aver mai avuto un piano B; motivo per cui ora non può vincere né perdere né fermarsi. Può soltanto andare avanti, continuando a spedire russi nel tritacarne ucraino. Secondo i calcoli del “The Sun” sono uno ogni 3 minuti, cioè 20 ogni ora, 450 al giorno, 3.250 a settimana, 13.300 al mese. Tali perdite incrinerebbero la leadership di qualsiasi governante, ma “Vladolf Putler” non si ferma. «La conclusione è che la cosa più economica nella Federazione Russa è la vita umana» glossa amaramente il generale Zaluzhny, confessando all’opposto d’aver pianto per i propri soldati.
In mancanza d’una strategia di supporto, Putin continua a lanciare massicci e costosi bombardamenti contro le infrastrutture civili ucraine senz’alcun guadagno strategico: ogni notte è un tiro a segno contro le città, il più delle volte frenato dall’efficiente contraerea (che ieri ha neutralizzato 4 droni e 29 dei 30 missili da crociera X-101/X-555, Kalibr e Iskander-K che erano stati lanciati).
LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI DI “CRONACHE DI GUERRA”Di giorno è un safari contro i civili. Ieri le truppe russe hanno colpito il villaggio di Zelenivka, nell’oblast’ di Kherson: un bambino è morto in braccio al padre e due persone sono rimaste gravemente ferite. Pochi giorni prima, a Zaporizhzhya, due genitori hanno cercato invano di proteggere la figlia 11enne: tutta la famiglia è stata sterminata. Fra le rovine di Mariupol è stato allestito un set cinematografico in cui una troupe d’attori russi simula l’ingresso trionfale (mai avvenuto) delle truppe rasciste in città, che Putin intenderebbe consegnare ai cinegiornali e alla Storia, costringendo i pochi civili rimasti a rivivere un incubo sorridendo a favor di camera come se fosse un sogno. Qualche chilometro più in là gli occupanti trasferiscono in massa attrezzature ed equipaggiamenti verso Berdyansk, Polohy e Volnovakha. A Melitopol’ le facciate dei palazzi in cui vivono collaborazionisti e autorità russe vengono segnate con croci rosse: non passa giorno senza che uno di loro salti in aria.
Privi di successi da esibire, i media russi riportano ormai soltanto le purghe putiniane: dopo essersi visto neutralizzare dai Patriot della Nato tutti i 6 Kinzhal ipersonici decantati per un lustro come arma definitiva, lo zar ne ha fatto arrestare per tradimento gli sviluppatori, che ora rischiano l’ergastolo. Se la caverà invece con due anni di libertà vigilata la 60enne Irina Tsybaneva, condannata dal tribunale di San Pietroburgo per aver lasciato un biglietto sulla tomba dei genitori di Putin con la preghiera di prendersi presto il figlio.
di Giorgio ProvincialiLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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