Putin e le nuove mire
Yuri Colombo: “Più che alla longevità di Stalin, Putin punta a diventare il nuovo zar Pietro I. Non rinuncerà a Kharkiv, ma sogna anche Odessa“
Putin e le nuove mire
Yuri Colombo: “Più che alla longevità di Stalin, Putin punta a diventare il nuovo zar Pietro I. Non rinuncerà a Kharkiv, ma sogna anche Odessa“
Putin e le nuove mire
Yuri Colombo: “Più che alla longevità di Stalin, Putin punta a diventare il nuovo zar Pietro I. Non rinuncerà a Kharkiv, ma sogna anche Odessa“
Yuri Colombo: “Più che alla longevità di Stalin, Putin punta a diventare il nuovo zar Pietro I. Non rinuncerà a Kharkiv, ma sogna anche Odessa“
«La Russia ha votato», «La Russia è Putin». Così la stampa russa all’indomani del voto che ha consegnato un nuovo mandato a Vladimir Putin, per 6 anni. Ma se il risultato era scontato fin dalla vigilia, non lo erano le dimensioni con oltre il 74% di affluenza ai seggi e quasi il 90% di consensi, o almeno per l’Occidente «L’apparato russo lavora all’esito delle urne fin da prima della guerra in Ucraina, ma soprattutto dopo il caso Prighozin (l’imprenditore prima vicino, poi a capo della ribellione di giugno 2023, NdR) si mirava a un consolidamento della società russa attorno alla figura di Putin. L’alta affluenza è frutto di tre giorni di elezioni e della possibilità di voto elettronico, mentre i consensi per il Presidente ne hanno rafforzato l’immagine», commenta da Mosca Yurii Colombo, giornalista e scrittore. L’appello al voto di mezzogiorno, lanciato dalla vedova di Navalny in segno di protesta, è comunque stato accolto: «Ho visto io stesso una partecipazione elevata in un Paese nel quale andare a votare è in generale più rischioso e complicato, anche perché con la scusa delle norme anti-Covid ci sono divieti di manifestazioni e assembramenti.
Chi lo ha fatto a quell’ora, ha confermato che si è trattato di un segno di dissenso», aggiunge Colombo, autore tra l’altro di La Russia dopo Putin. Pensando all’immediato futuro, «Putin non solo potrà rimanere al Cremlino fino al 2030, ma anche potenzialmente fino al 2036. A meno di impedimenti di salute mira non tanto a superare il record di longevità di Stalin, quanto a essere il nuovo zar Pietro I: è ambizioso e vuole essere ricordato come colui che ha cambiato il posizionamento della Russia su scala mondiale – osserva Colombo – D’altro canto rappresenta il punto di equilibrio dei poteri forti russi: esercito, servizi segreti e oligarchi». Se non ha ancora individuato un “delfino” e possibile successore, «è perché si sente forte e in salute. Ha poi altre mire, anche sul campo. In Ucraina, ad esempio, non vuole rinunciare a Kharkiv, che è una città da 2 milioni e mezzo di abitanti e si trova in una situazione strategica. E poi ha sempre il sogno di Odessa». Se il presidente francese Emmanuel Macron fa discutere con l’ipotesi di una presenza militare Nato nel Paese, aumentano i sostenitori della necessità di una soluzione negoziale, di fronte alle crescenti difficoltà nel mantenere un supporto occidentale a Kiev. Il fatto che Putin, subito dopo il voto, abbia parlato di una possibile zona cuscinetto lascerebbe pensare a un’apertura, «ma non va dimenticato che, quando ci si riferisce a Putin, le sue parole vanno soppesate e lette non con una lente occidentale: già in passato aveva ipotizzato una zona cuscinetto, motivandola con la necessità di proteggere la popolazione civile russa da possibili attacchi di droni ucraini, per esempio. Ma bisognerebbe capire in cosa consisterebbe un eventuale accordo: potrebbe voler dire una nuova area ucraina sotto il controllo russo, di che dimensioni e a che condizioni?».
Lo stesso vale per il riferimento ad Alexei Navalny, citato per la prima volta ammettendo che erano in corso trattative per uno scambio di prigionieri prima della sua morte: «Anche nel caso della morte dell’ex spia russa Sergei Skripal (avvenuta a Salisbury, nel Regno Unito, insieme alla figlia Yulia) Putin ne aveva negato l’avvelenamento. Ci si può chiedere a cosa o chi possa aver giovato la morte di Navalny prima del suo scambio, ma in Russia ogni azione dipende dalla valutazione dei servizi segreti, che decidono quando e come agire, a prescindere da altre implicazioni», conclude Colombo.
di Eleonora Lorusso
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