Putin e l’esercito russo in aumento
L’ufficio stampa del Cremlino ha pubblicato un decreto firmato da Vladimir Putin in cui si annuncia l’aumento degli effettivi dell’esercito russo a 2 milioni e 389mila unità
Putin e l’esercito russo in aumento
L’ufficio stampa del Cremlino ha pubblicato un decreto firmato da Vladimir Putin in cui si annuncia l’aumento degli effettivi dell’esercito russo a 2 milioni e 389mila unità
Putin e l’esercito russo in aumento
L’ufficio stampa del Cremlino ha pubblicato un decreto firmato da Vladimir Putin in cui si annuncia l’aumento degli effettivi dell’esercito russo a 2 milioni e 389mila unità
L’ufficio stampa del Cremlino ha pubblicato un decreto firmato da Vladimir Putin in cui si annuncia l’aumento degli effettivi dell’esercito russo a 2 milioni e 389mila unità
Mosca – Nel tardo pomeriggio di lunedì scorso l’ufficio stampa del Cremlino ha pubblicato un decreto firmato da Vladimir Putin in cui si annuncia l’aumento degli effettivi dell’esercito russo a 2 milioni e 389mila unità. In questo inizio d’autunno insolitamente tiepido – con il termometro che a Mosca supera regolarmente i 25 gradi – la decisione del governo russo è apparsa ai più come un fulmine a ciel sereno. Da molti giorni, dopo i rovesci di Kursk, i media di regime erano impegnati infatti a convincere i russi che «tutto sta andando secondo i piani», mentre molti moscoviti soltanto ora stanno rientrando in città dopo le ferie estive.
L’aumento degli effettivi della ex Armata Rossa è particolarmente significativo se si tiene conto che, su 2 milioni e 389mila militari in servizio permanente, 1,5 milioni dovranno essere i soldati veri e propri impegnati nella guerra d’invasione ucraina oppure a ‘coprire’ le frontiere occidentali con i «Paesi non amici». Negli ultimi anni la spinta ad accrescere le truppe sta dimostrando il carattere intimamente imperiale e imperialista del regime putiniano. Nel 2016 i membri dell’esercito erano 1 milione e 885mila (con 1 milione di effettivi reali schierati), oggi gli uomini pronti al combattimento sono ben il 50% in più. Ciò a riprova del fatto che – a differenza di quanto in Occidente sostengono i pacifisti a senso unico – le mire dello zar vanno ben oltre i territori attualmente contesi nel Donbas. Si tratta di una vera e propria militarizzazione della vita sociale.
Secondo l’agenzia ufficiale di statistica Gozisdat, attualmente vivono in Russia (compresi i territori annessi) 146 milioni e 447mila persone, di cui i maschi sono circa 67 milioni. Tenendo inoltre conto che le truppe vengono reclutate solo tra gli uomini e si escludono i minorenni e gli over 65, si arriverà intorno al 5% dei maschi russi in armi. Per avere un termine di confronto, è come se in Italia – con i suoi 60 milioni di abitanti – i soldati fossero 3 milioni (e invece sono circa 130mila).
Questo aumento produrrà inevitabilmente delle contraddizioni sociali. Fino a poco tempo fa la ‘carne da cannone’ veniva reclutata nelle province dove il tenore di vita è più basso e dove la propaganda bellicista ha maggiore impatto. Ma da quest’estate la campagna per reclutare ‘a contratto’ è diventata più aggressiva anche a Mosca: per invogliare i giovani a mettersi l’elmetto, sui poster affissi un po’ dappertutto nella Capitale il sindaco di Mosca Sergey Sobyanin promette al momento della firma un’una tantum di 5,2 milioni di rubli (circa 52mila euro) e una paga di quasi 3mila euro al mese, più dei bonus come l’accesso a mutui senza interessi per l’acquisto di appartamenti. Si tratta di somme superiori di più del 20% a quelle che vengono proposte ai cittadini siberiani o del Nord del Paese e che hanno già fatto storcere il naso a molti per l’iniquità che producono tra commilitoni provenienti da zone a differente sviluppo economico.
Nel suo recente studio “Russian Military Reconstitution: 2030 Pathways and Prospects” redatto da Dara Massicot, il Carnegie Institute dubita comunque che questi obbiettivi del governo russo possano essere raggiunti, anche in relazione alla possibilità di mantenere un flusso della spesa e del debito pubblico delle dimensioni viste negli ultimi tre anni. Malgrado ciò il governo Putin non dovrebbe essere preso sottogamba, avendo dimostrato negli ultimi anni una capacità di mobilitazione di mezzi finanziari e umani imprevedibili prima del febbraio 2022.
di Yurii Colombo
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