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Rifugiarsi sotto terra, la Finlandia e la ricorrente minaccia russa

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In tutta la Finlandia sono disseminati oltre 50.500 sotterranei resistenti a bombe, attacchi con gas e – in qualche misura – armi atomiche

Rifugiarsi sotto terra, la Finlandia e la ricorrente minaccia russa

In tutta la Finlandia sono disseminati oltre 50.500 sotterranei resistenti a bombe, attacchi con gas e – in qualche misura – armi atomiche

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Rifugiarsi sotto terra, la Finlandia e la ricorrente minaccia russa

In tutta la Finlandia sono disseminati oltre 50.500 sotterranei resistenti a bombe, attacchi con gas e – in qualche misura – armi atomiche

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Helsinki (Finlandia) – L’aria di piazza Hakaniemi, nel centralissimo quartiere di Merihaka, è gelida, con il vento che sferza l’asfalto e fischia tra i palazzi. Cerchiamo riparo in quello che sembra l’ingresso della metropolitana: un parallelepipedo di vetro, legno e acciaio. Sopra la porta un quadrato arancione con un triangolo blu al centro, simbolo del Dipartimento di Difesa civile, l’organo governativo incaricato della protezione della popolazione in caso di guerra. Più giù, una ventina di metri sotto il piano stradale, si apre un gigantesco sotterraneo dalle pareti bianche e irregolari. Il bunker di Merihaka, scavato nella roccia viva, è uno dei più grandi del Paese. Costruito nel 2003 come “rifugio pubblico”, lo shelter può ospitare 6mila persone anche per lunghi periodi. Non c’è da stupirsi: in tutta la Finlandia sono disseminati oltre 50.500 sotterranei resistenti a bombe, attacchi con gas e – in qualche misura – armi atomiche. Lo impone la legge, che prevede l’obbligo di costruzione di un bunker per ogni edificio con un piano calpestabile di almeno 1.200 metri quadri.

«La cifra per gestire l’intero sistema si aggira intorno ai 4 o 5 miliardi di euro» ci spiega Jussi Korhonen, direttore del programma di preparazione della Difesa civile. «La maggior parte dei bunker sono però proprietà di privati. Sono pagati dalla popolazione per la propria protezione». Cifre non indifferenti, soprattutto se utilizzate per prevenire i rischi di un attacco che, tutti sperano, non arriverà mai. Ma il ritorno sull’investimento c’è e si chiama dual use. Ogni rifugio ha infatti due anime, una pacifica e una bellica. In tempo di pace la popolazione utilizza i sotterranei per altro. A Merihaka, ad esempio, passate le pesantissime porte antibomba (tre tonnellate a battente, costruite per essere operate da un solo uomo) troviamo una palestra, due campi da hockey, due da calcetto e un parco giochi per bambini. Se per noi è una visione distopica, come lo sono le barriere a tenuta stagna attraverso cui passano i treni della metropolitana (anche le stazioni fungono da bunker), per i finlandesi è l’assoluta normalità: «Quando avevo 8 anni venivo a giocare in questi bunker» ricorda sorridente Korhonen.

Tutto in Finlandia è pensato in prospettiva di una guerra con la Russia. Tanto che la difesa viene prima di ogni altra cosa. Non sono la metropolitana, il parcheggio sotterraneo o il centro sportivo a fungere da rifugio, ma il rifugio a essere ‘prestato’ ad attività pacifiche. Le strutture sotterranee sono progettate come bunker, sempre. Ma quando si parla di shelter per la popolazione contro la guerra la parola che emerge nelle nostre menti è una sola: nucleare. Questi bunker resisterebbero a un attacco atomico? Jussi Korhonen si lascia sfuggire una risatina imbarazzata: «Dipende da molti fattori, è difficile a dirsi». Lo incalziamo e alla fine, con occhi un po’ spenti, ammette: «In caso di attacco diretto, entro 500 metri, probabilmente no. Ma è comunque meglio che non avere alcuna protezione».

di Umberto Cascone

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