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Scappare da Hezbollah

Israele tenta di disarmare i terroristi di Hezbollah con una pioggia di missili dal cielo sul Libano: il giorno più sanguinoso per il paese dalla guerra civile ’90

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Israele tenta di disarmare i terroristi di Hezbollah con una pioggia di missili dal cielo sul Libano: il giorno più sanguinoso per il paese dalla guerra civile ’90

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Israele tenta di disarmare i terroristi di Hezbollah con una pioggia di missili dal cielo sul Libano: il giorno più sanguinoso per il paese dalla guerra civile ’90

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Israele tenta di disarmare i terroristi di Hezbollah con una pioggia di missili dal cielo sul Libano: il giorno più sanguinoso per il paese dalla guerra civile ’90

Ieri è stato il giorno più sanguinoso del Libano dalla fine della sua guerra civile nel 1990. La Valle della Beqa’ è una grande area al confine con la Siria, a Nord-Est della capitale Beirut. Il comando militare israeliano ieri ha dato ai circa 400mila abitanti della regione due ore per sfollare prima di colpire i depositi di armi nascosti lì da Hezbollah. L’avvertimento era riferito soprattutto a chi sapeva di vivere in una zona ad alto rischio, dove per anni ha visto passare i camion marchiati col simbolo gialloverde del movimento suprematista sciita. Allo scadere delle due ore il martellamento dei bombardamenti aerei è cominciato: i munizionamenti colpiti dalle bombe hanno dato luogo a esplosioni secondarie, confermando così la precisione delle informazioni raccolte da Gerusalemme.

Si tratta dell’ennesimo colpo all’arsenale accumulato negli anni dal leader del movimento, Hassan Nasrallah, grazie all’appoggio dell’Iran che da decenni fornisce know how tecnico-militare e promuove il contrabbando delle sue armi. Gli attacchi ai magazzini di missili e droni gestiti da Hezbollah vanno avanti da molti mesi, ma negli ultimi giorni il Patzan – il Comando settentrionale dell’esercito israeliano – si è levato i guanti. «Messaggio importante per il popolo libanese: siamo in procinto di attaccare i siti militari dell’organizzazione terroristica Hezbollah. Se ti trovi all’interno o nelle vicinanze di un edificio utilizzato da loro, devi lasciarlo fino a nuovo avviso perché mette a rischio la tua vita»: questo l’avvertimento lanciato via radio dal Patzan e trasmesso su tutte le frequenze utilizzate nel Paese dei Cedri.

Al messaggio radio si sono aggiunte decine di migliaia di chiamate ai residenti del Sud del Libano. Centinaia di migliaia di persone già intente in un lento esodo da quando Hezbollah ha ripreso unilateralmente ad attaccare Israele, incendiando tutta l’Alta Galilea e costringendo 80mila israeliani a sfollare a Sud verso il Lago di Tiberiade. Già ieri mattina il Patzan aveva quindi dato seguito alle minacce colpendo centinaia di bersagli dalla frontiera fino alla cittadina di Ain El Tineh. Al momento in cui scriviamo il Ministero della Salute libanese ha comunicato la morte di 182 cittadini e il ferimento di altri 727, non specificando quanti fossero civili o miliziani sciiti.

La combinazione di annunci ed esplosioni ha dunque accelerato l’esodo, portando alla formazione di interminabili colonne di auto con cui gli sfollati tentano di raggiungere Beirut. Non che la Capitale sia al sicuro, dato che gli unici razzi intercettori disponibili per i miliziani sono quelli lanciabili da spalla che non hanno alcuna possibilità di agganciare i cacciabombardieri F-35. Tant’è vero che nella serata di ieri la città è stata di nuovo colpita da missili che hanno ucciso Ali Karaki, comandante per gli Hezbollah di tutto il settore meridionale e successore di Ibrahim Aquil (il capo delle forze speciali d’élite “al-Hajj Radwan”, eliminato venerdì scorso). Tuttavia Beirut è al di fuori dalla buffer zone che Gerusalemme vuole creare al confine, ricalcata probabilmente sulla risoluzione Onu 1701 che prescriveva l’assenza di Hezbollah sino al fiume Leonte. Essendo 60 chilometri più a Nord di Tiro, la città per ora resta un rifugio accettabile.

Vi sono due fattori che rendono molto difficile prevedere nel dettaglio le prossime evoluzioni di questa guerra del Libano: innanzitutto l’impressione che Israele abbia anticipato l’attacco perché le trappole dei cercapersone e dei walkie-talkie esplosivi stavano per essere scoperte. Se la ricostruzione diffusa dalla testata specializzata “Al-Monitor” venisse confermata, spiegherebbe perché l’attacco massiccio è iniziato prima che la concentrazione di forze israeliane nel Nord raggiungesse una consistenza adeguata (almeno due divisioni, quando ora ve n’è soltanto una con l’aggiunta di una brigata di supporto). La seconda incognita è la caparbietà di Hezbollah, che finora ha reagito rilanciando e colpendo persino Haifa. Un avvitamento distruttivo che potrebbe portare il debole Libano sull’orlo della catastrofe.

di Camillo Bosco

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