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Soltanto Hamas beneficia da questo attacco

Teheran vorrebbe chiuderla qui ma difficile Gerusalemme non risponda a tono

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Soltanto Hamas beneficia da questo attacco

Teheran vorrebbe chiuderla qui ma difficile Gerusalemme non risponda a tono

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Soltanto Hamas beneficia da questo attacco

Teheran vorrebbe chiuderla qui ma difficile Gerusalemme non risponda a tono

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Teheran vorrebbe chiuderla qui ma difficile Gerusalemme non risponda a tono

Confermando le prime impressioni, le dimensioni di questo attacco lo fanno apparire concepito per ripristinare la deterrenza iraniana senza però recare danni reali a Israele. Dei più di 100 missili balistici lanciati contro la base aerea israeliana 28 di Nevatim, colpevole di aver fatto partire dalle sue piste gli aerei che hanno bombardato la pseudo sede diplomatica iraniana di Damasco (uccidendo 7 generali degli ayatollah lì riuniti), soltanto uno l’ha davvero colpita. Causando poi danni così modesti da non interrompere neanche le sue normali funzioni belliche. Nonostante questo, è difficile che Benjamin Netanyahu si neghi il diritto a una ritorsione.

Senza neanche aspettare la fine dell’attacco, l’Iran ha già diffuso comunicati che segnalavano come per loro la questione fosse risolta. Giustizia fatta, ma pronti a raddoppiare la dose se Israele vorrà rispondere. Teheran ritiene che questo sua azione sia legittima secondo il diritto internazionale quale reazione all’attacco di un edificio che riteneva di uso diplomatico, benché il suo chiaro uso per fini bellici (non è noto infatti l’uso di ambasciate per riunioni di ben 7 generali) l’aveva reso un legittimo obiettivo militare. Quella di ieri sera è stata quindi una vendetta che, sebbene misurata, ha rappresentato un assalto diretto di uno Stato sovrano a un altro Stato sovrano. Un vero casus belli, al contrario degli omicidi mirati israeliani. Non stupisce infatti la richiesta israeliana di convocazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, con l’eventualità della presentazione di una legittima dichiarazione di guerra (ormai rarissime nel mondo moderno, vedasi la Russia con la sua “operazione militare speciale”).

A ritorsione seguirebbe ritorsioni e i due Paesi mediorientali hanno scorte per combattersi per anni. Per gli Stati Uniti sarebbe una situazione di tensione che richiederebbe l’impiego di ulteriori risorse, sia a scapito dell’Ucraina che di Taiwan. Con Washington così concentrata a Est, Xi Jinping potrebbe cogliere l’occasione per cingere d’assedio l’isola che ritiene ribelle creando uno scenario di guerra su due fronti che gli Stati Uniti non vedono dalla Seconda Guerra Mondiale.

Questi però sono scenari e proiezioni tutte da concretizzarsi, in attesa di cosa decideranno i vari governi. Al momento gli unici che davvero possono festeggiare sono gli infami terroristi di Hamas che vedono come il loro attacco del 7 ottobre, per una serie di effetti domino, è riuscito a spingere Iran e Israele sull’orlo di una guerra. Il movimento sanguinario di Isma’il Haniyeh è così uscito simbolicamente dall’isolamento militare in cui versa da mesi, in attesa di una difficile soluzione che possa permettere la sua sopravvivenza a Gaza.

Di Camillo Bosco

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