Sterili polemiche britanniche sulle origini del jet M-346, gioiello italiano
Il tabloid britannico “The Sun” ha deciso di scrivere un lungo articolo su un aereo militare italiano, l’M-346 di casa Leonardo. Sostenendo che abbia origini russe. Facciamo chiarezza

Sterili polemiche britanniche sulle origini del jet M-346, gioiello italiano
Il tabloid britannico “The Sun” ha deciso di scrivere un lungo articolo su un aereo militare italiano, l’M-346 di casa Leonardo. Sostenendo che abbia origini russe. Facciamo chiarezza
Sterili polemiche britanniche sulle origini del jet M-346, gioiello italiano
Il tabloid britannico “The Sun” ha deciso di scrivere un lungo articolo su un aereo militare italiano, l’M-346 di casa Leonardo. Sostenendo che abbia origini russe. Facciamo chiarezza
Chiunque lavori in un giornale sa che a volte, più della notizia, conta generare polemiche. E se nei quotidiani ‘seri’ esiste un limite, lo stesso non vale per quelle testate che puntano soltanto a vendere il più possibile. Stuzzicando gli istinti viscerali dei lettori. È il caso del tabloid britannico “The Sun”, che una settimana fa ha deciso di scrivere un lungo articolo su un aereo militare italiano – l’M-346 di casa Leonardo – sostenendo che avesse origini russe.
Tutto nasce da indiscrezioni secondo cui la Royal Air Force (Raf) starebbe valutando l’addestratore italiano per sostituire i vecchi BaE Hawk T1 delle Red Arrows. L’equivalente delle nostre Frecce Tricolori. Una scelta non così assurda: l’M-346 è oggi il velivolo da addestramento più moderno al mondo, oltre che uno dei più apprezzati. Almeno sette Paesi lo impiegano per formare i piloti, mentre molti altri (fra cui Giappone e Germania) si appoggiano alla International Flight Training School di Decimomannu per le fasi più avanzate della formazione al volo. E lì il padrone di casa è l’M-346.
Se poi contiamo che alla fine del 2024 le nostre Frecce Tricolori hanno confermato la selezione del jet come successore degli attuali Mb-339, la scelta britannica sembra più che ragionevole. Ma, per dirla con le parole di James Cartlidge, portavoce per la Difesa dell’opposizione parlamentare conservatrice, «quando le Red Arrows eseguono le loro brillanti esibizioni aeree, le loro scie di vapore rosse, bianche e blu rappresentano la Union Jack, non il tricolore russo». Perché russo? E perché Leonardo è stata costretta a smentire con una nota le illazioni su un’origine ‘moscovita’ del suo jet di punta? Risposta breve: per ignoranza strumentalmente generata.
Tale diceria deriva dalle origini del programma M-346. Nel 1993 l’allora Aermacchi, quando iniziò a lavorare sul suo nuovo addestratore, decise di aprire una collaborazione con la russa Yakovlev. Erano anni di euforici contatti fra un Est non più chiuso e un Occidente desideroso di stringere nel suo abbraccio il mondo ex comunista. Per sette anni Aermacchi e Yakovlev lavorarono assieme per sviluppare il jet. Ma subito emersero differenze di vedute. Se l’Italia voleva due motori Honeywell americani e un’importante suite elettronica, i russi preferivano sistemi più grezzi e analogici, opponendosi strenuamente a propulsori made in Usa. Fu così che il progetto si ruppe. Aermacchi proseguì i lavori, poi mandati avanti da Leonardo, per arrivare all’M-346. Yakovlev sviluppò invece il suo Yak-130 che, seppure esteriormente molto simile, era assai più arretrato e inefficiente. E infatti non è mai uscito dai confini russi.
Sono passati 25 anni da quando l’ultimo ingegnere russo ha lavorato sull’M-346. E ci teniamo a specificarlo: sono stati i russi ad aver lavorato sul jet italiano. Perché il progetto, sin dall’inizio, nacque alla Aermacchi. Venne condiviso con Yakovlev solo in un secondo momento. Le polemiche britanniche sono quindi strumentali, legate a un nazionalismo un po’ becero. E che ignora, peraltro, l’importante presenza industriale di Leonardo in Gran Bretagna e le ricadute occupazionali che una simile adozione potrebbe avere. Ma se servisse un’ulteriore conferma della loro insensatezza basterà gettare uno sguardo oltreoceano. Nell’era Trump, in cui tutto dev’essere made in Usa (anche ciò che non lo è mai stato), la U.S. Navy sta seriamente valutando l’M-346 (nella versione navalizzata M-346N) come suo prossimo addestratore per i piloti destinati al servizio sulle portaerei. Credete davvero che Washington formerebbe i suoi piloti su un aereo russo?
Di Umberto Cascone
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