Storia dei duelli televisivi tra candidati alla Casa Bianca
I dibattiti politici in tv negli States sono in grado di spostare milioni di voti: in attesa il 10 settembre di Harris-Trump, ripercorriamone la storia
Storia dei duelli televisivi tra candidati alla Casa Bianca
I dibattiti politici in tv negli States sono in grado di spostare milioni di voti: in attesa il 10 settembre di Harris-Trump, ripercorriamone la storia
Storia dei duelli televisivi tra candidati alla Casa Bianca
I dibattiti politici in tv negli States sono in grado di spostare milioni di voti: in attesa il 10 settembre di Harris-Trump, ripercorriamone la storia
I dibattiti politici in tv negli States sono in grado di spostare milioni di voti: in attesa il 10 settembre di Harris-Trump, ripercorriamone la storia
La vicepresidente Kamala Harris e l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno confermato la loro partecipazione al dibattito tv del 10 settembre prossimo. La conferma di “Abc news” è arrivata dopo una complessa trattativa fra gli staff dei due candidati alla Casa Bianca. Negli Usa, a differenza dell’Italia, i confronti televisivi fra chi corre per governare il Paese sono in grado spostare milioni di voti.
Il primo dibattito trasmesso in tv rimane il più celebre. È il 1960. Da una parte John Fitzgerald Kennedy, rampante senatore per il Massachusetts, dall’altra Richard Nixon, vicepresidente in carica. Per lui sarà un disastro: reduce da un ricovero, dimagrito e senza trucco, suda nervosamente. Di tutt’altro aspetto il rivale: Kennedy è più giovane, bello e telegenico. Vincerà le elezioni. Ci vorranno 16 anni per un nuovo un confronto: nel 1976 con Jimmy Carter e Gerald Ford. I due sfidanti si affrontano tre volte in tv ma è il secondo match a decidere le elezioni. Il presidente uscente Ford, in vantaggio nei sondaggi, fa una gaffe clamorosa sulla politica estera: «Non c’è nessun dominio sovietico dell’Europa dell’Est e mai ci sarà sotto l’amministrazione Ford» afferma causando l’imbarazzo del moderatore, Max Frankel del “The New York Times”. Il consenso per il presidente uscente inizia a calare paurosamente. Sarà Carter a vincere di un soffio le elezioni.
Arriviamo al 1980. Ronald Reagan faccia a faccia con Jimmy Carter. Da buon ex attore, Reagan convince gli spettatori con due frasi celebri: «There you go again» e «Are you better off than you were four years ago?». Rivolge più volte la prima frase (traducibile come «Rieccoti») a Carter, per irriderlo. Con la seconda frase si rivolge acutamente agli elettori: «State meglio oggi rispetto a quattro anni fa?». La risposta per la maggior parte dei telespettatori è “no”. Risultato: Reagan vince nettamente le elezioni.
Ancora Reagan, ma con quattro anni in più. Nel 1984 ne ha 73 ed è il presidente più anziano, rispetto all’ex vicepresidente (sotto Carter) Walter Mondale, 56enne. Il moderatore Henry Trewhitt del “Baltimore Sun” gli chiede se sopporterà lo stress della presidenza. Reagan: «Non voglio che l’età diventi un tema della campagna. Non trarrò vantaggio, a scopi politici, dalla giovinezza e dall’inesperienza del mio sfidante». Ridono tutti, persino Mondale, che sarà stracciato da lì a poco. È lo stesso tema dell’età avanzata che porterà all’abbandono di Joe Biden.
Un dibattito con tre candidati è quello del 1992. Il presidente uscente George W. Bush, il governatore dell’Arkansas Bill Clinton e il magnate texano Ross Perot, candidato indipendente capace di raccogliere oltre 19 milioni di voti. Bush senior nel secondo dibattito guarda più volte l’orologio. Poi non riesce a rispondere a una domanda sul debito pubblico. Cosa che riesce a Clinton: sarà lui il nuovo presidente.
E siamo al 2020. Trump a Biden: «Non hai niente di intelligente». Biden a Trump: «Sei un bugiardo e un clown». Il primo dibattito è opaco. Il secondo viene annullato causa Covid. Il terzo sarà il 22 ottobre 2020. Trump mette in difficoltà Biden con i guai giudiziari del figlio Hunter. Biden comunque alla fine vincerà.
Ora aspettiamo il confronto Harris-Trump. Con una certezza: i duelli Tv negli Usa spostano milioni di voti.
di Diego La Matina
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