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Tempesta in arrivo sulle prossime elezioni iraniane

Khamenei, come Raisi, farebbe meglio a non ignorare le previsioni di tumulti in vista del voto per il nuovo presidente

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Tempesta in arrivo sulle prossime elezioni iraniane

Khamenei, come Raisi, farebbe meglio a non ignorare le previsioni di tumulti in vista del voto per il nuovo presidente

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Khamenei, come Raisi, farebbe meglio a non ignorare le previsioni di tumulti in vista del voto per il nuovo presidente

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Khamenei, come Raisi, farebbe meglio a non ignorare le previsioni di tumulti in vista del voto per il nuovo presidente

Infine è arrivata la conferma della morte del presidente iraniano Sayyid Ebrahim Raisol-Sadati, più conosciuto come Ebrahim Raisi. Una conferma arrivata al termine di una decina di ore di ricerche febbrili sulle aspre montagne nebbiose dell’ostan dell’Azerbaigian Orientale, una delle regioni a maggioranza azera del Nord dell’Iran. Con tutta probabilità, il motivo dello schianto dell’elicottero Bell 212 sono state le condizioni meteo proibitive che hanno anche impedito per ore alle squadre di soccorso sia di localizzare i resti sia di raggiungerli. Sui media iraniani si sono susseguite una caterva di fake news che riportavano notizie contraddittorie sull’andamento dei soccorsi, tranne quella del luogo dello schianto. Alla fine è stato confermato trattarsi dell’area a Est del villaggio di Uzi, nella shahrestan (provincia) di Varzaqan.

Il presidente Raisi era in viaggio col ministro degli esteri Hossein Amir-Abdollahian, il governatore dell’Azerbaigian Orientale Malek Rahmati, il rappresentante della Guida suprema iraniana per quella regione Ali Ale-Hashem, the representative of the Supreme Leader in East Azerbaijan. Loro, così come tutti gli altri occupanti del velivolo (9 tra passeggeri ed equipaggio) sono morti all’impatto col suolo. Erano di ritorno dall’Azerbaigian, il Paese vero e proprio con cui l’Iran condivide un lungo tratto di frontiera a Nord, dopo aver inaugurato insieme al presidente azeroIlham Aliyev la riserva idrica di Giz Galasi. Si tratta del del terzo progetto costruito congiuntamente dai due Stati e le attuali tensioni fra Baku e Teheran, relative soprattutto alle mire azere sulla regione armena di Syunik, hanno spinto il presidente Raisi a presenziare di persona nonostante l’Organizzazione meteorologica iraniana avesse diramato un’allerta arancione riguardo la possibilità di perturbazioni nell’area appena il giorno prima.

Ci si potrebbe spingere quindi a dichiarare che Raisi (e gli altri 8 uomini periti nell’incidente) siano rimasti vittime del clima di rinnovate tensioni tra Azerbaigian e Armenia, ma si tratterebbe comunque di una boutade. Come dimostrò nel 2010 anche lo schianto del Tupolev Tu-154 su cui viaggiava il presidente polacco Lech Kaczyński talvolta i Capi di Stato pensano di poter comandare anche la natura, con i risultati che vediamo. Trovato fortunosamente grazie all’odore della benzina, è difficile che Raisi immaginasse di trapassare fra i rottami di un elicottero costruito dagli odiati Stati Uniti: il destino ha un certo gusto per il paradosso. Se le teorie riguardo un eventuale sabotaggio non possono essere escluse, risultano assai – estremamente – improbabili. Il tempo su queste montagne boscose e nebbiose era letteralmente da lupi, come hanno scoperto loro malgrado alcuni soccorritori aggrediti dalla fauna selvatica. 

Secondo la legge, a Raisi è subentrato il primo vicepresidente iraniano Mohammad Mokhber con il compito di convocare nuove elezioni entro 50 giorni. Tuttavia vi sono poche speranze per una qualche svolta democratica e di alleggerimento del regime, visto che il grande favorito nella prossima tornata elettorale sarebbe Mojtaba Khamenei. Il figlio dell’ayatollah Ali Khamenei è un fedele servitore del sistema della Repubblica islamica dell’Iran e sebbene non possa vantare l’incredibile curriculum del defunto Raisi nel campo degli omicidi (1.500 iraniani morti soltanto nelle proteste del 2019), forti sospetti portano a credere che Mojtaba sia l’eminenza grigia dietro le brutali milizie Basij. I Basij sono gli ausiliari dei Pasdaran odiatissimi dai cittadini iraniani, costretti a subire angherie e repressioni violente a ogni manifestazione di dissenso.

Quindi non hanno minimamente stupito i commenti giubilanti dei cittadini iraniani alla notizia della morte del presidente Raisi, visto come un retrogrado e barbaro oppressore, e il futuro dell’Iran potrebbe quindi prendere una via pseudo dinastica. Disilluso da elezioni coreografata e prive di veri avversi, il popolo iraniano potrebbe decidere stavolta di non limitarsi a boicottarle (le ultime consultazioni politiche hanno visto meno del 30% di affluenza), ma di ritornare a esprimere il dissenso in piazza. 

In ogni caso è probabile che anche l’ayatollah Ali Khamenei vorrà affrontare questa tempesta politica infischiandosene delle previsioni di tumulti, nella convinzione superstiziosa che ad avere la peggio siano sempre gli altri. 

di Camillo Bosco

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