Trump e il tentativo di deportare gli studenti filo-palestinesi
Trump e il tentativo di deportare gli studenti filo-palestinesi. L’allarme lanciato dalla giornalista del New York Times, Hartocollis: “Tutto ciò potrebbe cambiare la cultura delle università per le generazioni a venire”
Trump e il tentativo di deportare gli studenti filo-palestinesi
Trump e il tentativo di deportare gli studenti filo-palestinesi. L’allarme lanciato dalla giornalista del New York Times, Hartocollis: “Tutto ciò potrebbe cambiare la cultura delle università per le generazioni a venire”
Trump e il tentativo di deportare gli studenti filo-palestinesi
Trump e il tentativo di deportare gli studenti filo-palestinesi. L’allarme lanciato dalla giornalista del New York Times, Hartocollis: “Tutto ciò potrebbe cambiare la cultura delle università per le generazioni a venire”
L’amministrazione Trump sta cercando di deportare gli studenti filo-palestinesi che si trovano legalmente nel territorio americano. Una mossa che ha allertato gli esperti del Primo Emendamento che stanno tentando di opporsi, affermando che tali direttive violìno le protezioni della libertà di parola.
Anemona Hartocollis, una reporter nazionale del New York Times, ha esaminato in un video commento pubblicato sulla testata americana gli episodi legali di alcuni studenti coinvolti nelle nuove azioni di Donald Trump. Come il caso della studentessa turca Rumeysa Ozturk, 30 anni, dottoranda della University di Somerville. Arrestata dagli agenti del Dipartimento per la Sicurezza interna americana, accusata di aver partecipato ad “attività a sostegno di Hamas”. Revocatole il visto per motivi di studio, è stata poi condotta in una struttura in Louisiana
Proprio questa notte, il giudice Denise Casper, del tribunale federale di Boston, ha emanato un ordine per impedire l’espulsione della studentessa turca. Il cui fermo, come riportato dalla Cnn, ha sollevato molte proteste. Ozturk, infatti, è almeno la settima studentessa o ricercatrice ad essere presa di mira dalle autorità americane per le sue posizioni sul conflitto in Medio Oriente.
Come lei, anche Yunseo Chung, 21 anni, residente permanente e studentessa della Columbia University. Minacciata di espulsione per la sua partecipazione alle proteste in solidarietà con Gaza. Grazie a un giudice di New York, il tentativo di arrestarla è stato bloccato. Più complicata, invece, la vicenda di un altro studente, sempre della Columbia University: Mahmoud Khalil, arrestato circa due settimane fa. Il giovane, infatti, rischia l’espulsione a causa del suo attivismo pro-palestinese nel campus. Venerdì i suoi avvocati compariranno in tribunale.
Ozturk, Chung e Khalil sono tre studenti ProPal accomunati dallo stesso destino: la possibile espulsione dal Paese per le loro idee politiche. Tre storie di vita diverse, legate dalla scelta comune di studiare nel Paese, fino a poco tempo fa, considerato il capostipite dei diritti umani, della democrazia e della libertà di parola. E come loro, prosegue senza sosta la catena delle possibili espulsioni. Tanto che lo stesso segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha dichiarato che l’amministrazione di Trump “ha revocato i visti di almeno 300 studenti stranieri” che hanno partecipato in vario modo alle proteste svoltesi nel 2024 in numerose università contro l’invasione israeliana della Striscia di Gaza.
Nel video commento sui casi citati, la reporter del New York Times, Anemona Hartocollis, racconta l’arresto e l’ingiusta detenzione di questi ragazzi. Ma soprattutto, lancia un’allarme sulle possibili conseguenze delle nuove direttive del presidente americano Donald Trump. Il quale, attraverso una legge del 1952 minaccia di espellere persone straniere che “possono danneggiare la politica estera americana”.
“Tutto ciò potrebbe cambiare la cultura delle università per le generazioni a venire – ha dichiarato la giornalista – da un luogo in cui gli studenti imparano a pensare liberamente e a dissentire a uno in cui hanno paura”.
Non resta che domandarci: può tutto questo essere accettabile?
Di Claudia Burgio
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