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Trump punta a sfasciare l’Unione Europea

Anche i più restii a prendere atto della realtà non possono non farci i conti: l’impostazione politica della presidenza Trump è contro l’Unione Europea e punta a sfasciarla

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Trump punta a sfasciare l’Unione Europea

Anche i più restii a prendere atto della realtà non possono non farci i conti: l’impostazione politica della presidenza Trump è contro l’Unione Europea e punta a sfasciarla

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Trump punta a sfasciare l’Unione Europea

Anche i più restii a prendere atto della realtà non possono non farci i conti: l’impostazione politica della presidenza Trump è contro l’Unione Europea e punta a sfasciarla

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Anche i più restii a prendere atto della realtà non possono non farci i conti: l’impostazione politica della presidenza Trump è contro l’Unione Europea e punta a sfasciarla

Ci era chiaro e lo avevamo scritto – come al solito provando a difenderci da prevenzioni e pregiudizi così come da propensioni e infatuazioni – ma ora anche i più restii a prendere atto della realtà non possono non farci i conti: l’impostazione politica della presidenza Trump è contro l’Unione Europea e punta a sfasciarla. Situazione che va comunque gestita.

Gli antieuropeisti, ieri come oggi, sono stati o nazionalisti in ritardo di un secolo o soggetti al servizio di Mosca. Comunisti ieri e sovranisti oggi. Fra gli europeisti ve ne sono che puntano a un Continente disallineato, terza forza fra le grandi potenze. Erano forti fino al crollo dell’impero sovietico, tornano ad avere voce in capitolo ora che la Russia ripretende quel ruolo, a mano armata. Altri europeisti (fra cui chi scrive) hanno pensato alla crescita dell’integrazione dentro il contesto dell’Alleanza Atlantica. Anche per la difesa. Siamo noi a dovere prendere atto che il principale nemico di questa impostazione oggi siede alla Casa Bianca.

No, non è un esaltato bensì il capofila elettorale di una impostazione che è stata lungamente studiata e preparata. Come testimoniano i cento ordini esecutivi già pronti il giorno dell’insediamento. Come racconta la composizione scadente dell’intera compagine governativa, concepita perché siano esecutori e non soggetti politici (l’eccezione, forse, è il segretario al Tesoro Scott Bessent, peraltro uomo vicinissimo a George Soros, che qui viene descritto in modo surreale, e sarebbe potuto essere Marco Rubio, sebbene non dia segno di sostanza). La scelta che sta dietro le sparate è tutta politica: concepiamo i rapporti come dipendenti soltanto dalla potenza; riconosciamo che la Russia ha diritto ad avere i satelliti sudditi; rivendichiamo di volere tenere i nostri, sicché possiamo prendere a pesci in faccia il Canada e non vogliamo che cresca l’Unione Europea, perché avrebbe la forza di consentire ai singoli Paesi europei di essere alleati e non periferia del nostro impero.

Non c’è nulla di improvvisato in tutto questo e, del resto, i dazi per tutti al 25% – ieri ribaditi anche per noi europei – sono stati annunciati in campagna elettorale, considerati insensati e dannosi da economisti bipartisan negli Usa, ma valutati sotto una luce sbagliata. Non sono strumenti commerciali o (come dicono gli illusi) negoziali: sono armi di distruzione politica. Ciò che ci si chiede non è ammorbidirci con i produttori statunitensi, come sarebbe anche possibile, ma di non esistere come entità politica unica.

Da qui l’affermazione di ieri: «L’Unione Europea è stata concepita per fregare gli Stati Uniti». Poi ci invita a garantire noi, da soli, la sicurezza degli ucraini, mentre lui porta gli Usa a sostenere le tesi di Putin. Se solo fosse possibile cercare il lato grottesco diremmo che a fermare un simile disegno sarà il più potente comunismo ancora esistente: quello cinese.

Il presidente francese Macron era nello studio ovale accanto a Trump, davanti a giornalisti e televisioni, quando lo ha smentito sui soldi e sugli aiuti all’Ucraina, quando ha affermato che a dovere essere risarciti sono gli ucraini per l’aggressione subita e quando ha ipotizzato che se si vogliono riavere i soldi spesi si potrebbe negoziare con Putin la confisca dei soldi russi da noi congelati, messi sotto sequestro. Trump non ha saputo rispondere a nulla di tutto questo. Ha incassato. L’idea che Macron sia andato a blandirlo è un abbaglio, ha provato a ragionare senza temere la chiamata in causa del rapporto di potenza. A qualcuno di noi è piaciuto. Altri si sono preoccupati per la propria posizione personale, visto il ribaltamento logico di Trump. Ma è durato un solo giorno. Perché quella di Trump non è una esagerazione egolatrica, ma una scelta politica.

Si deve prenderne atto. Non si deve pensare che il mondo finirà per quello, ma il lavoro vero, serio, veloce va fatto qui, in Unione Europea. Il programma è scritto da Draghi, il resto ha a che vedere con la dignità e il senso della storia.

di Davide Giacalone

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