Trump spedisce Rambo a Hollywood
Donald Trump ha scelto Rambo come suo inviato speciale per rendere Hollywood di nuovo grande. E soprattutto americana
Trump spedisce Rambo a Hollywood
Donald Trump ha scelto Rambo come suo inviato speciale per rendere Hollywood di nuovo grande. E soprattutto americana
Trump spedisce Rambo a Hollywood
Donald Trump ha scelto Rambo come suo inviato speciale per rendere Hollywood di nuovo grande. E soprattutto americana
Donald Trump ha scelto Rambo come suo inviato speciale per rendere Hollywood di nuovo grande. E soprattutto americana
Chi sei? «Il tuo incubo peggiore». Fra le battute della saga di “Rambo”, il film che assieme a “Rocky” ha consacrato Sylvester Stallone come attore di successo e volto dell’America, questa è la più ricordata. Se la deve essere rammentata Donald Trump quando ha preso una delle decisioni più insolite nella storia delle presidenze americane: nominare tre attori suoi ambasciatori speciali per spedirli a Hollywood, in California, un luogo che Trump definisce «grande ma molto problematico». Chi sono? Tre star del cinema che impazzavano negli anni Ottanta e Novanta e che hanno resistito al tempo: appunto Sylvester Stallone (“Rambo”), Mel Gibson (“Arma letale”) e infine Jon Voight (volto fra l’altro di “Un tranquillo weekend di paura”).
Cosa dovranno fare i tre per Trump, che li ha scelti per dire la sua pure sul cinema? La missione la spiegano poche parole pronunciate dallo stesso tycoon: nel corso degli ultimi quattro anni Hollywood ha «perso molto» in favore di «Paesi stranieri» e i tre – in qualità di «inviati speciali» – dovranno perseguire l’obbiettivo «di far tornare Hollywood più grande, più forte e migliore di mai prima d’ora». Voight, Gibson e Stallone saranno insomma, sempre frasi di The Donald, «i miei occhi e le mie orecchie e faranno ciò che gli suggerirò di fare». Forse Trump, dopo il bacio della pantofola del patron di Facebook Mark Zuckerberg, dev’essersi messo in testa di far diventare Maga (Make America Great Again) pure Hollywood. Daje, Rambo.
Di Massimiliano Lenzi
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