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Trump, Vance e il potere della Destra cristiana

Da più di dieci anni entrambi ricevono un fortissimo sostegno dalla Destra cristiana, che considera Trump “un leader benedetto da Dio” e Vance “un degno soldato di Dio”

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Trump, Vance e il potere della Destra cristiana

Da più di dieci anni entrambi ricevono un fortissimo sostegno dalla Destra cristiana, che considera Trump “un leader benedetto da Dio” e Vance “un degno soldato di Dio”

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Trump, Vance e il potere della Destra cristiana

Da più di dieci anni entrambi ricevono un fortissimo sostegno dalla Destra cristiana, che considera Trump “un leader benedetto da Dio” e Vance “un degno soldato di Dio”

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Da più di dieci anni entrambi ricevono un fortissimo sostegno dalla Destra cristiana, che considera Trump “un leader benedetto da Dio” e Vance “un degno soldato di Dio”

La convention di Milwaukee (Wisconsin) ha incoronato Donald Trump, 78 anni, candidato del Partito Repubblicano alla Casa Bianca. Lo stesso giorno, J.D. Vance, 40 anni il prossimo 2 agosto, ex marine con la vocazione del super manager, è stato designato vicepresidente. Da più di dieci anni entrambi ricevono un fortissimo sostegno dalla Destra cristiana, che considera Trump “un leader benedetto da Dio” e Vance “un degno soldato di Dio”. Se in questi anni Joe Biden è stato il secondo presidente cattolico nella storia del Paese, la sua vice Kamala Harris, afroamericana di origini indiane e giamaicane ha portato altre sensibilità religiose alla Casa Bianca. Da parte di Trump, in occasione della cerimonia del suo insediamento (20 gennaio 2017), è il cardinale Dolan, arcivescovo di New York, a recitare la preghiera che ha aperto la convention repubblicana. Mentre sul fronte democratico, sono stati, da parte cattolica, un sacerdote ed una suora. È la conferma del ruolo che la religione gioca nelle elezioni considerate le più importanti al mondo. Anni fa alcuni analisti molto attenti hanno sottolineato come la parola ‘Dio’ fosse stata una di quelle menzionate più frequentemente da George Bush Jr., durante la Convention che lo incoronò candidato repubblicano, spianandogli la strada alla Casa Bianca.

Trump ha messo in chiaro che la religione avrebbe avuto un ruolo importante fin dalla cerimonia di insediamento alla Casa Bianca nel gennaio 2017, quando a pregare per la sua presidenza, oltre al cardinale cattolico, furono un rabbino, un imam e rappresentanti di chiese protestanti ed evangelicali. È solo l’inizio. L’allora presidente, raduna regolarmente il suo circolo formato da una ventina di pastori evangelicali che fungono da consiglieri, ma anche da persone che potevano pregare con il presidente. Non è un caso se nelle elezioni del 2016, il tycoon riesce ad accaparrarsi il voto dell’80% degli evangelicali bianchi, a favore dei quali era disegnata l’intera campagna elettorale. È utile ricordare alcuni atti politici dell’amministrazione Trump molto importanti dal punto di vista religioso. Poche settimane dopo la sua elezione, Trump riesce ad approvare un ordine esecutivo (“Protecting the Nation from Foreign Terrorist Entry into the United States”) con il quale impedisce l’ingresso negli Usa a persone provenienti da alcuni Paesi a maggioranza islamica. La decisione provoca una reazione durissima con denunce e manifestazioni ma nulla cambia. Anche il mondo ebraico è stato al centro della sua attenzione. Nel febbraio 2017, dopo pressioni di diverso tipo, condanna finalmente le nuove ondate di antisemitismo. Nel 2018 la sua amministrazione annuncia che gli USA avrebbero riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, trasferendo qui l’ambasciata da Tel Aviv.

La nuova ambasciata fu benedetta da due pastori evangelicali conservatori. 

Trump e la sua amministrazione hanno anche appoggiato il governo Modi in India, longa manus del fondamentalismo indù. Nel settembre 2019, in occasione della visita del primo ministro indiano negli Usa, poche settimane dopo la controversa mossa anti-Kashmir che aveva di fatto colpito la comunità musulmana in India, Trump si è unito a Modi per salutare circa cinquantamila indiani americani a Houston per un convegno con il primo ministro della più grande democrazia del mondo. Pochi mesi più tardi, restituisce la visita e non perde l’occasione di apprezzare la controversa personalità indiana per la sua politica in difesa dei diritti delle minoranze. Una vera offesa per musulmani ed altre minoranze.

L’attenzione per il mondo evangelicale conservatore si rivela ancora in occasione della liberazione da parte del Governo turco del pastore e missionario americano Andrew Brunson, che, poche settimane dopo il ritorno negli Usa, viene invitato alla Casa Bianca. In quell’occasione Trump permette al pastore di pregare per lui, imponendogli le mani, secondo la classica preghiera evangelicale. Il tutto si svolge nell’Oval, il centro decisionale della presidenza Usa. Di più. Durante il suo mandato Trump nomina la pastoressa della Florida Paula White, a dirigere ‘White House Faith & Opportunity Initiative’, un gruppo che le consente libero accesso alla Casa Bianca per discutere questioni di religione. 

Il gesto religioso più plateale del governo Trump è stato farsi fotografare, in piena rivolta antirazzista, davanti alla Saint John’s Episcopal Church, a poche centinaia di metri dalla Casa Bianca, con una Bibbia in mano. È stata l’immagine del vero “prescelto”, come Trump ha cercato di apparire in questi anni: colui che è chiamato a combattere l’Impero Male affinché trionfi il Regno del Bene. La foto e l’iniziativa di Trump hanno rafforzato l’immagine dell’allora presidente, eletto per aiutare gli Usa a (ri)trovare il posto che Dio gli ha assegnato nella storia. Fino a oggi. I primi giorni della campagna di Trump, dopo l’annuncio del ritiro di Biden, s’ispirano alla Destra cristiana americana che considera lui “un leader benedetto da Dio” e il vice J.D. Vance, “un degno soldato di Dio”.

di Diego La Matina

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