Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

Nessuna nuova, buona nuova

Non è andata male e questa è l’unica cosa realmente positiva dell’incontro nel resort di Mar-a-Lago fra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

| ,

Non è andata male e questa è l’unica cosa realmente positiva dell’incontro di ieri nel resort di Mar-a-Lago fra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Nella lunga conferenza stampa seguita al vertice e alla video conferenza con i leader europei – anche questo è un aspetto oggettivamente positivo che va a rimarcato: l’aver accettato un confronto aperto con la stampa – né il capo della Casa Bianca né il presidente ucraino hanno potuto nascondere la realtà dei fatti: sui due grandi punti che rendono a oggi impossibile portare Russia e Ucraina al tavolo delle trattative non si sono fatti passi avanti.

Zelensky lo ha ammesso, Trump lo ha fatto fra le righe: la questione del Donbas resta irrisolta

Zelensky è stato costretto ad ammettere, mentre Trump lo ha fatto fra le righe, che la questione del Donbas resta del tutto irrisolta.

La Russia vuole il controllo totale della regione, anche di tutte quelle ampie aree che non sono state mai conquistate e su questo neppure il lungo faccia a faccia di Mar-a-Lago ha potuto avvicinare in alcun modo le parti. Si è riusciti a mantenere l’impegno di continuare a parlare e si è fatto un veloce passaggio su un futuribile referendum o voto parlamentare in Ucraina su eventuali cessioni territoriali. Ma sono posizioni già espresse nei giorni scorsi da Zelensky.

Nessuna novità anche riguardo il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, che Vladimir Putin vuole e che l’Ucraina non può e non vuole cedere.

Donald Trump, del resto, non ha certo nascosto ancora una volta la palese preferenza psicologica – quasi fisica – per Vladimir Putin, con cui ha parlato a lungo al telefono subito prima di incontrare Zelensky.

Trump, davanti a un presidente ucraino eroico nel non reagire, ha anche ripetuto la narrazione russa (la balla) delle elezioni truccate in Ucraina che sarebbero state all’origine della guerra.

Il solito Trump, ma almeno si continua a parlare. Si continua a trattare e ci si è lasciati con l’impegno di rivedersi nelle prossime settimane.

Con la speranza di avvicinarsi a un simulacro di primo accordo. Sempre aspettando la reazione di Putin, che per ora è sempre stata la stessa e cioè di totale chiusura. Come non va mai dimenticato.

di Fulvio Giuliani

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI

    Exit mobile version