L’Ucraina non è sola
L’Ucraina non è sola
L’Ucraina non è sola
Mariika – Sirene ed esplosioni risuonano da giorni per tutta l’Ucraina. Un X-59, un Iskander-M e due droni sfuggiti ieri notte alla contraerea sono riusciti a raggiungere i centri residenziali dei distretti Shevchenkivskyj e Kozacha Lopan’ di Kharkiv, diverse abitazioni a Nikopol’ e altrettante infrastrutture civili nelle oblast’ di Dnipropetrovsk e Kherson. Il giorno prima a esser tempestata da una pioggia di droni e missili è stata la Capitale, tanto da far temere che lo scudo aereo a sua protezione fosse andato in tilt. Se è vero che le bombe di Putin non riescono a far crollare la volontà ucraina, è altrettanto innegabile che giorno dopo giorno cresce nel Paese l’insofferenza verso una situazione resa ancor più incerta dai silenzi d’alcuni partner occidentali. «Armiamoci e partite»: così ironizzano gli italiani qui da molti anni, temendo che l’Occidente possa tirare i remi in barca lasciando Kyiv a combattere da sola contro il secondo esercito al mondo, dopo averla indotta a privarsi del proprio deterrente nucleare.
«Ogni settimana, la nostra capacità di finanziare pienamente ciò che riteniamo necessario diventa sempre più difficile»: il consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan ha espresso così ieri tutte le difficoltà di un’amministrazione che deve fare i conti con le pressioni repubblicane e l’imminente campagna presidenziale. «Così non andiamo da nessuna parte»: incaricato dalla Commissione europea di preparare un report su come l’Ue possa fronteggiare la competitività globale, Mario Draghi ha evidenziato invece a Martin Wolf (“Financial Times”) la necessità d’esprimere maggior compattezza in materia di politica estera e difesa europea.
Nel mezzo d’una guerra certamente non provocata, ma che la porta a doversi confrontare con una potenza nucleare, l’Ucraina non può permettersi la stanchezza dei suoi principali sostenitori. Dopo la conferma che l’Ue non riuscirà a fornire il milione di proiettili promessi (di cui ne è stato consegnato il 30%), il governo s’è già attivato per spostare entro i propri confini la produzione di quanto più materiale bellico possibile. In un incontro coi rappresentanti delle imprese nazionali, il viceministro della Difesa Dmytro Klimenkov ha annunciato che giubbetti e caschi antiproiettile, carburante, cibo, lubrificanti e attrezzature tattiche saranno forniti interamente dalla Defense Procurement Agency, società del Ministero della Difesa.
LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI DI “CRONACHE DI GUERRA”L’enorme impegno tedesco è valso la partnership col gruppo Rheinmetall, che sfornerà direttamente in Ucraina fino a 400 tank l’anno. «Putin non deve vincere. Dobbiamo continuare a sostenere Kyiv»: al congresso del Pse di Malaga, Scholz ha annunciato che in un momento cruciale come questo il contributo tedesco all’Ucraina raddoppia, passando da 4 a 8 miliardi l’anno. «Putin ha rotto l’accordo secondo cui i confini non devono essere spostati con la forza. Non deve raggiungere il suo obiettivo e per impedirglielo dobbiamo rafforzare la capacità di difesa europea, migliorando le relazioni coi Paesi di tutto il mondo. Non si tratta di difendere l’Ucraina, ma l’Europa».
Garantendo di rispettare gli impegni presi con la Nato (Berlino destinerà infatti il 2,1% del Pil alla Difesa) e pur avendo già destinato a Kyiv più di 20 miliardi (cioè la metà di quanto speso dagli Usa), già ieri la Germania ha consegnato altri 10 Leopard, 14 cingolati, 1 sminatore, 4 trattori, 29 camion di grosso tonnellaggio, 8 fuoristrada, 10 Uav, 14 radar, 10mila occhiali protettivi e più di 2 milioni di munizioni, preannunciando inoltre che altri due sistemi di difesa aerea Iris-T proteggeranno presto i cieli ucraini.
di Giorgio Provinciali
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