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Ucraina e credibilità

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La credibilità è essenziale per sperare di porre fine alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. La coalizione dei Volenterosi ha ieri dimostrato di essere credibile perché determinata.

Ucraina e credibilità

La credibilità è essenziale per sperare di porre fine alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. La coalizione dei Volenterosi ha ieri dimostrato di essere credibile perché determinata.

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Ucraina e credibilità

La credibilità è essenziale per sperare di porre fine alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. La coalizione dei Volenterosi ha ieri dimostrato di essere credibile perché determinata.

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La credibilità è essenziale per sperare di porre fine alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. La coalizione dei Volenterosi ha ieri dimostrato di essere credibile perché determinata. Tale credibilità ha prodotto anche una curvatura nella contorta posizione americana, ribadendo assieme – nel corso di un incontro a distanza con il presidente Usa – l’impegno a contribuire oggi alla difesa dell’Ucraina e domani al mantenimento di una pace duratura. Non è tutto, ma non è affatto poco e fa giustizia dell’alibi che accomuna gli inerti e i fiancheggiatori di Putin: l’Unione Europea e i Volenterosi ci sono, con una inequivocabile posizione politica non passibile d’essere modificata e capace di pesare sulle relazioni internazionali.

La pace, naturalmente, non è fra le cose disponibili dalla parte degli aggrediti e di chi si è posto e rimane al loro fianco. La pace richiede la disponibilità a negoziare da parte dell’aggressore russo e del suo presidente, Putin. Tale disponibilità è stata sollecitata dagli europei fin dalle prime ore dello sciagurato conflitto, continua a essere sollecitata ma non c’è. Su di essa pesa anche un milione di soldati russi – come ha ricordato ieri il presidente francese Emmanuel Macron – lasciati sul terreno per conquistare qualche chilometro.

Quel numero e quello spazio sono la dimostrazione del fallimento di Putin, ma anche la ragione per cui è disposto a trascinare la Russia nel disonore e nel disastro di lungo periodo, pur di non ammetterlo. Il sostegno cinese, di cui gode, non ha nulla a che vedere con l’Ucraina ma con l’uso dei russi per dividere l’Occidente. Ieri la risposta a Pechino è arrivata.

L’incontro di Parigi, cui hanno preso parte (in presenza o da remoto) 35 Paesi, non è servito a mettere a punto la posizione politica, che non è in discussione, ma a pianificare l’azione militare, il sostegno finanziario e la possibilità di nuove e più pesanti sanzioni. Di quei Paesi 26 hanno convenuto sull’opportunità di prevedere la presenza militare diretta sul terreno ucraino.

Questo aspetto, che crea dei problemi in Italia e sul quale la Germania deciderà al momento opportuno, è essenziale per la credibilità: nessuno manda le proprie Forze armate in guerra, ma si afferma che saranno pronte a proteggere la pace – quindi terminata la guerra – da possibili nuove aggressioni russe. Se non lo affermi non sei credibile e se non sei credibile non hai alcun ruolo.

All’incontro di ieri era presente (fisicamente) l’inviato di Trump, Steve Witkoff, che ha condiviso l’impostazione. Da remoto è intervenuto lo stesso Trump, non rafforzato dalla figura non invidiabile che gli ha fatto fare Putin. La credibilità è importante e la Casa Bianca non ne ha certo guadagnata. Il convenire con i Volenterosi, ieri, è un modo per provare a rimediare.

Si deve al capo del governo inglese, Keir Starmer, l’affermazione che forse meglio di ogni altra sintetizza il senso dei Volenterosi: «Non ci si può fidare di Putin». Nessuno degli europei presenti crede alla sua parola e forse qualche dubbio sarà venuto anche a Washington. Non potendo dare affidamento alle parole dell’aggressore è evidente che ogni ipotesi di pace abbia una precondizione: tenere alta la forza militare dell’Ucraina ed essere pronti a mettere in campo la propria perché la pace non sia una presa in giro.

Uno dei punti cui Putin mirava – forse il principale – era la smilitarizzazione dell’Ucraina, il renderlo un Paese fantoccio, in modo da ricreare il potere che l’Unione Sovietica esercitava sugli Stati finiti sotto il suo diretto dominio. La risposta dei Volenterosi è che tale ipotesi è da escludersi. E va esclusa inchinandosi all’eroica resistenza degli ucraini, onorandola con il coerente appoggio, ma anche perché quell’ipotesi sarebbe la sconfitta degli ideali europei (che sono tali proprio perché il crollo sovietico ha consentito la riunificazione dei popoli liberi, che sono accorsi festanti) nonché un danno irrimediabile alla nostra stessa sicurezza dentro quei confini europei.

di Davide Giacalone

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