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Ucraina, il fronte che non è sulle mappe

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Per avere un’idea dell’andamento della guerra in Ucraina basta farsi un giro da queste parti, in città come Synelnykove

Ucraina

Ucraina, il fronte che non è sulle mappe

Per avere un’idea dell’andamento della guerra in Ucraina basta farsi un giro da queste parti, in città come Synelnykove

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Ucraina, il fronte che non è sulle mappe

Per avere un’idea dell’andamento della guerra in Ucraina basta farsi un giro da queste parti, in città come Synelnykove

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Synelnykove – Per avere un’idea dell’andamento della guerra basta farsi un giro da queste parti. Si scoprirebbe che città un tempo floride e piene di vita come Synelnykove, che distano appena una quarantina di chilometri da megalopoli come Dnipro (la terza città più popolosa e il motore industriale dell’Ucraina) sono oggi ridotte a lande spettrali in cui sfrecciano i mezzi militari in continuo andirivieni dal fronte. I cassonetti dell’immondizia tracimano pattume per strade deserte in cui di tanto in tanto s’intravede qualche sparuto gruppetto di bambini rincorrersi verso il primo rifugio, mentre la voce grave che accompagna le sirene dell’allerta aerea annuncia l’ennesimo raid russo. «ПОВІТРЯНА ТРИВОГА! ПОВІТРЯНА ТРИВОГА!!». A ogni ripetizione quel timbro serio e profondo si tramuta in una supplica: «Mettetevi al riparo! Mettetevi al riparo, è in corso un violento attacco aereo! Mettetevi al riparo!!».

Nonostante quello scongiuro, i civili all’interno del supermercato nella piazza della stazione ferroviaria locale – una delle poche attività commerciali di Synelnykove a non aver chiuso i battenti – continuano a muoversi fra le corsie come se niente fosse. Esposti su quegli scaffali si trovano già gli addobbi natalizi. Incluse le luminarie, malgrado quello stesso market sia alimentato dai generatori elettrici a scoppio. La luce a Synelnykove manca talvolta anche per ventiquattr’ore di fila e compiere gesti banali come pagare con la carta in un negozio può richiedere anche dieci minuti. Nell’ambito d’una serie di strike mirati alle infrastrutture ferroviarie ucraine, l’aviazione russa ha recentemente colpito la stazione dei treni locale, che ora è quasi del tutto ricoperta da pannelli di compensato. A due giorni di distanza dal violento attacco russo contro quella di Kamianske, mi sono così trovato a documentare un crimine identico di cui ben pochi in Occidente hanno parlato.

Grazie alle scelte lungimiranti del governo Zelenskyj, che fra i primi provvedimenti intrapresi ha subito investito nel rifacimento della rete stradale ucraina, la logistica militare ucraina non s’è interrotta come i russi avrebbero voluto. Per queste ragioni si vedono spesso bisarche cariche di mezzi corazzati e autocisterne di carburante muoversi agevolmente su manti stradali intonsi, laddove fino a pochi anni fa la situazione era ben diversa. Trasportare quei carichi da Lviv a Kramatorsk oggi richiede meno di 24 ore, mentre prima del cambiamento radicale imposto dall’attuale governo ne servivano più del doppio. Ciò ha di fatto salvato l’Ucraina, impedendone la paralisi nel momento più critico.

Pokrovsk dista da qui ben 142 km. Il fronte Sud d’Orikhiv all’incirca altrettanto. Nonostante ciò, a Synelnykove s’inizia a respirare quell’aria che solo chi ha vissuto le prime linee percepisce. Tenere quei bastioni è vitale perché ogni avanzamento russo al fronte si ripercuote brutalmente nelle retrovie per distanze simili. I droni russi – cioè, in larga parte cinesi – Geran’ martellano ormai quasi quotidianamente queste zone, che ora vengono raggiunte anche da vecchie bombe aeree plananti d’epoca sovietica dotate di propulsori a turbogetto – anch’essi cinesi – in grado d’estenderne la gittata fino a 200 km. Si tratta d’ordigni poco precisi ma devastanti, che possono demolire palazzi alti cinque piani. Mosca li impiega diffusamente nell’Ucraina meridionale per colpire oltre il raggio d’azione delle difese ucraine. Non di rado in zone come questa si trovano infatti crateri ampi quanto campi da calcio in prossimità delle infrastrutture energetiche e del trasporto.

Se questa è la situazione a 150 km dal fronte, spiegare quanto esso sia caldo è pleonastico. Solo nel mese d’ottobre, di siffatte glide bombi i russi ne hanno lasciate planare nei dintorni di Pokrovsk più di 2.700. La metà di quante ne siano cadute su tutta l’Ucraina. Parlando per più di un’ora con un soldato ucraino appena tornato da quell’inferno per trascorrere un breve periodo di risanamento in questo purgatorio, ho avuto conferma del fatto che le truppe russe sono riuscite a infiltrare quasi 300 uomini in circa metà di quel settore, senza tuttavia radicare le proprie posizioni. Solo ieri hanno provato a irrompere quasi 200 volte. Una ogni quarto d’ora. I media colpevolmente assenti riportano invece una situazione opposta: i russi avrebbero alleggerito il carico su Pokrovsk per «rompere il fronte ucraino a Zaporizhzhia». L’ennesimo sfondamento narrato a distanza da chi presume che basti un mappa per sapere dove sta il fronte.

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