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Una nuova guerra arabo-israeliana

Le impressioni a caldo su ciò che sta accadendo tra Gaza e Israele, sull’orlo di un nuovo, sanguinoso, conflitto
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Una nuova guerra arabo-israeliana

Le impressioni a caldo su ciò che sta accadendo tra Gaza e Israele, sull’orlo di un nuovo, sanguinoso, conflitto
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Una nuova guerra arabo-israeliana

Le impressioni a caldo su ciò che sta accadendo tra Gaza e Israele, sull’orlo di un nuovo, sanguinoso, conflitto
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Le impressioni a caldo su ciò che sta accadendo tra Gaza e Israele, sull’orlo di un nuovo, sanguinoso, conflitto
Cosa sta accadendo tra Gaza e Israele? Impressioni a caldo: le riforme divisive proposte da Bibi potrebbero aver indebolito la capacità israeliana di prevedere le mosse del nemico storico Hamas. La società si è spaccata, questo è certo. La cosa ha sfilacciato le reti di sicurezza? Lo sapremo in sede di analisi. Comunque Hamas ha colto un momento di debolezza del nemico, umiliandolo gravemente. L’attacco sembra una reazione alle azioni di contenimento che Gerusalemme stava applicando contro l’avanzata della stessa Hamas in Cisgiordania. Probabilmente le operazioni stavano funzionando e allora Gaza ha preferito scatenare la guerra totale, pur di non perdere quella locale contro Fatah. Se questa interpretazione è giusta, o Hamas viene distrutta definitivamente e Gaza torna israeliana o qualsiasi altro esito è una vittoria strategica di Hamas. Non che siano soluzioni da promuovere: è una mera analisi. Questo perché il rilancio di Hamas è stato così grande da garantirle, in caso di sopravvivenza, un credito enorme di popolarità in Cisgiordania. La risposta israeliana sarà sicuramente energica e a tutto campo, ha detto Bibi. Tuttavia abbiamo visto negli scorsi decenni come qualsiasi perdita materiale e umana indebolisce sì Hamas, ma soltanto temporaneamente, velocemente sostituita e addirittura incrementata. Un vero e proprio caso di studio. In questo colpo di mano, soprattutto a preoccupare è il numero di ostaggi nelle mani di Hamas. Le precedenti trattative tra Gaza e Gerusalemme per il rilascio di singoli ostaggi sono durate anche anni, mentre persino la riconsegna dei corpi degli uccisi è stata oggetto di richieste onerose. Il numero dei soldati e dei civili catturati dai miliziani pare crescere di ora in ora e questo permetterà richieste molto esose in termini di liberamento di detenuti, se e quanto le palestinesi e israeliani arriveranno a una tregua. Teheran ha già dichiarato il suo appoggio agli attacchi, ma è difficile che intervenga direttamente nel conflitto. Questo potrebbe però cambiare in vista del prossimo aggravarsi del confronto. Si sa da tempo che i missili sparati da Gaza sono progettati – se non costruiti – da mano iraniana e molti altri, ben più pericolosi, potrebbero essere lanciati dallo stesso territorio iraniano. I proxy iraniani (milizie sciite in Siria e Hezbollah) potrebbero invece tentare qualche zampata nel Nord di Israele, se la situazione lo richiedesse o si presentasse qualche opportunità. Entrando in scenari ancora più lontani del tempo, è da valutare la possibilità che Gaza passi sotto l’amministrazione egiziana o – ma entriamo nel campo della fantapolitica – quella di un intervento siriano-assadista sul Golan. In ogni caso, il fallimento del governo Netanyahu è stato colossale e al momento si può solo riflettere sul contenimento dei danni ai fragili equilibri dell’area. di Camillo Bosco

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