Dedicare vie a Navalny per preservarne la memoria
La memoria di Navalny deve sopravvivere a lungo a quella, sciagurata, dei suoi carnefici. Ovviamente, agli atti testimoniali e simbolici occorre far seguire adeguate decisioni politiche
Dedicare vie a Navalny per preservarne la memoria
La memoria di Navalny deve sopravvivere a lungo a quella, sciagurata, dei suoi carnefici. Ovviamente, agli atti testimoniali e simbolici occorre far seguire adeguate decisioni politiche
Dedicare vie a Navalny per preservarne la memoria
La memoria di Navalny deve sopravvivere a lungo a quella, sciagurata, dei suoi carnefici. Ovviamente, agli atti testimoniali e simbolici occorre far seguire adeguate decisioni politiche
La memoria di Navalny deve sopravvivere a lungo a quella, sciagurata, dei suoi carnefici. Ovviamente, agli atti testimoniali e simbolici occorre far seguire adeguate decisioni politiche
Alexey Navalny è morto suicida. No, non è una fake news propalata dagli organi di propaganda di Putin. E neppure una risposta ironica alla gaffe di Tajani. Navalny sapeva benissimo che – dopo essere fortunosamente sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento, strappato in drammatiche condizioni dalle fauci dell’orso zarista – tornare in Russia come oppositore significava sfidare apertamente Putin a ucciderlo pubblicamente. È stato un suicidio politico eroico e ‘testimoniale’ che ne fa una figura simbolica a suo modo immortale. Come Jan Palach, che a vent’anni si immolò nel 1969 a Praga per protestare contro l’invasione russa della Cecoslovacchia. Oggi il suo memoriale, una croce granitica, al suolo, ricorda questo atto drammatico nell’iconica Piazza San Venceslao.
L’obiettivo di Putin non era tanto l’eliminazione fisica del suo oppositore più attivo, ma l’offuscamento della sua persona, della sua esistenza, della sua memoria. Gli organi del regime si astenevano sistematicamente dal nominarlo. Orbene, la prima, più efficace maniera di onorare questa testimonianza – drammatica ma certamente non disperata – consiste nel dar corpo alla sua memoria. In Occidente e nei Paesi liberi, ovunque possibile, le competenti autorità potrebbero decidere di intitolare ad Alexey Navalny le vie o piazze ove hanno sede le ambasciate e i consolati della Federazione Russa. Non sarebbe un gesto di sfida o di aggressione ma una maniera simbolica, non violenta e ‘tagliente’, per ricordare a tutti i russi che si trovano in Occidente e a chi vuole recarsi in Russia che la testimonianza di Navalny è viva e il suo nome non è destinato all’oblio. Un gesto per onorare e ricordare tutti i russi che si sono battuti e continuano a operare per la fine dell’autocrazia neozarista in Russia. Non basta deporre fiori od organizzare fiaccolate estemporanee. Occorrono atti destinati a durare nel tempo. La memoria di Navalny deve sopravvivere a lungo a quella, sciagurata, dei suoi carnefici.
Ovviamente, agli atti testimoniali e simbolici occorre far seguire adeguate decisioni politiche. Non dobbiamo reagire aggredendo i carnefici militarmente ma sconfiggendo la loro arroganza aggressiva, in Ucraina in primise altrove quando necessario. L’Occidente non manca di risorse morali, ma neanche di forze finanziarie e militari. Bisogna utilizzarle con intelligenza, rapidità e assoluta determinazione. Per onorare la memoria non soltanto di Navalny ma anche delle migliaia di anonimi militi e civili che hanno già dato la vita per resistere all’aggressione putiniana.
di Ottavio Lavaggi
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