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Washington, abbiamo un problema

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Gli Stati Uniti appaiono impotenti davanti alle principali guerre in corso nel mondo, dall’invasione russa alla crisi in Medio Oriente

Washington abbiamo un problema

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Gli Stati Uniti appaiono impotenti davanti alle principali guerre in corso nel mondo, dall’invasione russa alla crisi in Medio Oriente

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Washington, abbiamo un problema

Gli Stati Uniti appaiono impotenti davanti alle principali guerre in corso nel mondo, dall’invasione russa alla crisi in Medio Oriente

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Gli Stati Uniti appaiono impotenti davanti alle principali guerre in corso nel mondo, dall’invasione russa alla crisi in Medio Oriente. C’è un gran darsi da fare a Washington – fra le dichiarazioni del presidente Usa Donald Trump, le frequenti telefonate, gli annunci quotidiani e il lavorio dei suoi principali collaboratori nell’amministrazione – ma il dato sconfortante è che, sul piano della concretezza, non si vedono passi in avanti.

Dopo che ieri il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di dare il via all’attacco all’Iran, prendendo di mira siti nucleari e militari, il quotidiano statunitense “The Washington Post” ha spiegato che l’attacco di Israele manda di fatto a ramengo ogni tentativo e sforzo diplomatico americano per un possibile accordo con Teheran sul nucleare. Trump, ad attacco in corso, si è affrettato a sottolineare che ne era stato informato ma che non c’è nessun ruolo degli Usa nell’operazione militare di Israele. Parole poi smentite da quelle del primo ministro israeliano Netanyahu, che ribadivano l’importanza del supporto americano nell’innescare l’attacco contro l’Iran. «Senza il supporto americano, forse non avremmo lanciato l’attacco» ha detto, aggiungendo che «d’ora in poi spetta al presidente Trump decidere come procedere».

Tutte parole, appunto, che non servono a confortare perché il fatto che la principale potenza del mondo e la più grande democrazia (da sempre garanzia delle libertà delle altre democrazie e del mondo occidentale) non riesca a far accettare una via di mediazione a Israele è un chiaro segno di indebolimento del suo ruolo. Non che ai tempi del democratico Joe Biden la situazione fosse granché migliore, ma in politica conta il presente e non il passato. Del resto, se guardiamo anche alla situazione nella Striscia di Gaza, sinora gli sforzi americani non hanno portato a una via di uscita dalla crisi. Sono segnali, questi, che il mondo vede e che pesano – di fatto – anche su altre situazioni di guerra e di tensioni sparse per il pianeta.

Prendiamo l’altro grande conflitto del nostro tempo, quello in Ucraina innescato nel febbraio 2022 dall’invasione voluta dal presidente russo Vladimir Putin. Anche qui le possibilità di una tregua – per la quale Donald Trump si è speso sin dalla sua campagna elettorale per le presidenziali, promettendo che l’avrebbe raggiunta in 48 ore – sono assai remote. Insomma, non si sono ottenuti risultati concreti se non per il fatto di essere riusciti a far riparlare direttamente russi e ucraini (a livello politico) in Turchia. Per il resto Putin continua a fare il Putin, i bombardamenti russi proseguono e la diplomazia si trova – ancora – in un angolo da cui è difficile venir fuori.

Per ridare slancio al ruolo americano servirebbe perciò adesso, subito, un atto di coraggio di Donald Trump, ovvero il prendere atto che il progetto Maga (Make America Great Again) non può realizzarsi se gli Usa perdono il loro ruolo internazionale globale, di deterrenza se necessario ma anche di mediazione. Questa è la sostanza con cui la Casa Bianca oggi deve misurarsi e su cui deve pretendere attenzione, a cominciare da quella dei suoi principali alleati (come Israele, ad esempio). Altrimenti più che quella di una guerra mondiale a pezzi questa rischia di diventare l’epoca del caos, dove ognuno (se ne ha la forza) prova a risolvere le proprie faccende a modo suo. Oltre che la fine del ruolo americano, questo scenario segnerebbe la fine dell’Occidente per come lo abbiamo sinora conosciuto, anche con i suoi errori e le sue contraddizioni. Washington, abbiamo un problema: è il caso di affrontarlo.

Di Massimiliano Lenzi

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