L’obiettivo di Kubrick
Da alunno espulso da scuola, all’Olimpo dei registi, passando per la fotografia: la carriera di Stanley Kubrick ha la forma di un cerchio perfetto.
L’obiettivo di Kubrick
Da alunno espulso da scuola, all’Olimpo dei registi, passando per la fotografia: la carriera di Stanley Kubrick ha la forma di un cerchio perfetto.
L’obiettivo di Kubrick
Da alunno espulso da scuola, all’Olimpo dei registi, passando per la fotografia: la carriera di Stanley Kubrick ha la forma di un cerchio perfetto.
Da alunno espulso da scuola, all’Olimpo dei registi, passando per la fotografia: la carriera di Stanley Kubrick ha la forma di un cerchio perfetto.
Per alcuni è stato il più grande, per tutti gli altri uno dei più grandi. Il regista americano Stanley Kubrick è amato da tutte le generazioni e a tutte le latitudini. Il suo percorso non parte però dal cinema.
Nasce a New York il 26 luglio del 1926 da una famiglia ebrea e non eccelle a scuola: viene espulso quando deve ancora compiere 12 anni. Viene mandato dallo zio Martin sulla costa occidentale per cambiare aria e l’idea funziona: quando torna sostiene gli esami e li supera. Durante gli studi presso la Taft High School del Bronx, che corrisponde più o meno al nostro liceo, si iscrive a una scuola di musica e diventa il batterista nella Swing Band; al tempo stesso coltiva con passione l’hobby della fotografia e adora Usher Felling, famoso fotografo di cronaca conosciuto come ‘Weegee’.
Riesce a vendere per 25 dollari la fotografia di un’edicola a Helen O’Brain di “Look”, un prestigioso magazine concorrente di “Life”. Questa immagine è già una prova di regìa. È il 12 aprile del 1945. Ha sistemato come in un assedio le pile di giornali che annunciano la morte del presidente Franklin Delano Roosevelt, ce l’ha messa tutta per convincere l’edicolante ad assumere una posa angosciata mentre guarda i titoli, ha aspettato il momento opportuno e la luce giusta.
Dopo il diploma viene respinto dal New York College ma comincia a collaborare stabilmente con “Look” e per cinque anni realizzerà servizi davvero geniali. “Come la gente guarda una scimmia” mostra le espressioni delle persone allo zoo dal punto di vista dello scimpanzé; “Lo studio del dentista” immortala le angosce più disparate sui volti di chi attende il suo turno; “Vita e amore nella metropolitana di New York” è invece un documento di antropologia della grande metropoli statunitense.
Realizza altri lavori preziosi sul futuro presidente Dwight Eisenhower, l’artista Salvador Dalì, il pugile Rocky Graziano, l’attore Montgomery Clift. Vola in Europa per un servizio sul Portogallo ma nel 1950 gira il suo primo cortometraggio di 16 minuti, “Day of the fight”, dove attinge alla sua esperienza sul ring di Rocky Graziano. Ne realizza un altro di 9 minuti, “Flying Padre”, sulla vita del reverendo Fred Stadmuller e decide di lasciare la fotografia per intraprendere la sua gloriosa avventura nel cinema, sostenuto dalle finanze dello zio Martin.
Nel suo ultimo film “Eyes wide shut”, William Hartford, interpretato da Tom Cruise, cammina di sera per le strade di New York. Torneranno le sue immagini di gioventù, che avevano descritto così bene quelle strade, quella gente e quell’inimitabile paesaggio urbano. Per un attimo Hartford accarezza i giornali di un’edicola, mentre il giornalaio esprime uno sguardo di profonda angoscia. Kubrick chiude così il suo cerchio, in quel film che verrà proiettato in forma privata negli studi di Los Angeles il 2 marzo del 1999. Il grande regista si spegnerà cinque giorni più tardi. Per il pubblico il film uscirà nelle sale americane il 13 luglio dello stesso anno.
di Roberto Vignoli
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