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Carrozze rosa non sono la liberazione

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La duplice aggressione a sfondo sessuale sul Trenord Milano-Varese ha portato ad una petizione per chiedere carrozze per sole donne. Ma il diritto alla sicurezza non significa ritorno al passato.

Carrozze rosa non sono la liberazione

La duplice aggressione a sfondo sessuale sul Trenord Milano-Varese ha portato ad una petizione per chiedere carrozze per sole donne. Ma il diritto alla sicurezza non significa ritorno al passato.

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Carrozze rosa non sono la liberazione

La duplice aggressione a sfondo sessuale sul Trenord Milano-Varese ha portato ad una petizione per chiedere carrozze per sole donne. Ma il diritto alla sicurezza non significa ritorno al passato.

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Carrozze per sole donne per sentirsi sicure. È il tema di una petizione lanciata dopo la duplice aggressione a sfondo sessuale avvenuta la scorsa settimana sui convogli di Trenord che percorrono la linea Milano-Varese. La richiesta è quella che l’azienda istituisca una ‘carrozza rosa’ in testa ai treni. E le adesioni sono parecchie.

Ora, che sia sacrosanto diritto sentirsi al sicuro quando si viaggia è fuor di dubbio. A qualsiasi ora e ovunque. L’idea, però, che per farlo si debba creare una divisione che sa tanto di ritorno al passato non può che far discutere. Anche se venisse lasciata a ciascuna la scelta se sedersi o meno nella carrozza dedicata solo alle donne, si tratterebbe comunque di ammettere che non esiste un sistema in grado di garantire un livello di sicurezza minimo. E questo non è accettabile.

E poi, mentre invochiamo in ogni luogo maggiori opportunità, vogliamo davvero relegare noi stesse in uno spazio solo al femminile? Non sarebbe un passo indietro? Non dovremmo chiedere che su tutti quei convogli vengano piuttosto installate telecamere di sorveglianza in modo da poterci sedere dove ci pare senza il timore di essere molestate? Non dovrebbe essere il minimo da pretendere

Ci sentiremmo davvero meglio se potessimo sederci solo in alcuni posti e non in altri? Personalmente no. Giustissimo è invece invocare un sistema di controlli che funzioni, soprattutto perché quello che è successo pochi giorni fa non ha sorpreso quasi nessuno di coloro che salgono quotidianamente su quei treni.

  di Annalisa Grandi

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