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Dieci realtà incancellabili

Un articolo di dieci regole, necessarie per affrontare la difficile situazione Russo-Ucraina attraverso un esercizio di pragmatismo e realismo. Laddove l’unica soluzione è fare i conti con la realtà.

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Dieci realtà incancellabili

Un articolo di dieci regole, necessarie per affrontare la difficile situazione Russo-Ucraina attraverso un esercizio di pragmatismo e realismo. Laddove l’unica soluzione è fare i conti con la realtà.

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Dieci realtà incancellabili

Un articolo di dieci regole, necessarie per affrontare la difficile situazione Russo-Ucraina attraverso un esercizio di pragmatismo e realismo. Laddove l’unica soluzione è fare i conti con la realtà.

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Un articolo di dieci regole, necessarie per affrontare la difficile situazione Russo-Ucraina attraverso un esercizio di pragmatismo e realismo. Laddove l’unica soluzione è fare i conti con la realtà.

Questo articolo è un esercizio di realismo a uso degli utopisti occidentali (e sono tanti) in tempi difficili, fra la sfida russa sul Donbass e la crisi energetica. Un realismo in dieci regole che non hanno nulla di magico o illusionista ma molto di terreno e pragmatico.
Prima regola: il gas lo puoi comprare o prendere soltanto da chi lo ha. Seconda: nel mondo, ed è un fatto, molte nazioni per nulla democratiche sono ricche di gas. Terza: l’Italia, la cui dipendenza energetica dalle importazioni è altissima, per scaldarsi e illuminarsi lo deve comprare. Quarta: sino a ora lo ha importato in una certa quantità, importante, dalla Russia di Putin. Quinta: se dopo il discorso di Putin sul riconoscimento del Donbass, con la conseguente rottura dell’unità territoriale dell’Ucraina, scatteranno le sanzioni alla Russia, lItalia non potrà più importarlo da Mosca. Sesta: la scelta sarà fra il restare al freddo oppure aumentare le importazioni da altri Paesi che hanno il gas.

Settima regola: rispetto alla Germania, lItalia ha comunque una dipendenza minore dai russi in virtù di altre fonti di approvvigionamento mandate avanti negli anni con accordi commerciali e diplomazia politica. Ottava: fra queste fonti, a parte il potenziamento della estrazione del nostro gas nel mare Adriatico (scelta importante ma non sufficiente al fabbisogno italiano) ci sono il gasdotto algerino e la fertilizzazione egiziana. In Egitto lEni è azionista principale del giacimento di Zohr. Il giacimento – come si può leggere sul sito della stessa Eni – «è considerato la più grande scoperta di gas mai realizzata in Egitto e nel Mar Mediterraneo e lapproccio integrato utilizzato ha permesso di mettere in produzione il primo gas in meno di 2 anni e mezzo dalla sua scoperta, un tempo record per questa tipologia di giacimento. Zohr si trova all’interno della concessione Shorouk, a circa 190 chilometri a Nord della città di Port Said. Nel blocco deteniamo una quota di partecipazione del 50% e siamo operatori».

Nona regola: lEgitto non è una democrazia. Se adesso lItalia si metterà a protestare per certi compartimenti egiziani in materia di diritti e di libertà, il rischio sarà quello di pregiudicare una risorsa di gas importante e alternativa in tempi di crisi con la Russia (che tra l’altro con Rosneft detiene il 30% di Zohr). Appare evidente, non ci vuole molto, che creare tensioni con l’Egitto finirebbe – visti gli attori in campo – con l’avvantaggiare la Russia e i suoi interessi.

Decima e ultima regola: mai come oggi, dunque, la politica italiana (ma anche occidentale) deve mantenere il sangue freddo e ragionare con pragmatismo. Non per una scelta ideologica (sarebbe stupido oltreché sbagliato) ma per necessità.

Cinismo? No. Politica. E farla richiede un principio di partenza ineludibile: fare sempre i conti con la realtà e, quando i tempi sono difficili (e questi lo sono, eccome), stringere magari una mano che non puoi mozzare.

 

di Massimiliano Lenzi

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