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Il vento da Est spinse l’estrema destra e ora i socialdemocratici

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Vantaggio di Scholz nella Germania che fu comunista

Il vento da Est spinse l’estrema destra e ora i socialdemocratici

Vantaggio di Scholz nella Germania che fu comunista

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Il vento da Est spinse l’estrema destra e ora i socialdemocratici

Vantaggio di Scholz nella Germania che fu comunista

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Berlino – Lo chiamano vento del Nord, il soffio vitale che ha riportato in gioco la socialdemocrazia tedesca e che potrebbe spingere il candidato Olaf Scholz a riconquistare la cancelleria dopo 16 anni di governi a guida Cdu. Il riferimento non è alle vicende italiane del secondo dopoguerra, quanto all’impronta anseatica di Scholz, cresciuto politicamente ad Amburgo dove è stato anche sindaco per quasi due legislature. Ma se il candidato Spd riuscirà davvero a battere Armin Laschet bisognerà più propriamente parlare di vento dell’Est, perché la spinta decisiva alla vittoria socialdemocratica sarà venuta dalle regioni orientali. Al termine del suo comizio a Stralsund, collegio elettorale per anni appannaggio di Angela Merkel, Scholz stringe mani ai cittadini che sono venuti ad ascoltarlo quasi dimenticandosi delle precauzioni per il Covid. Attorno, i maggiorenti locali dell’Spd hanno in faccia sorrisi stampati come non accadeva da tempo. È una sorpresa, se si pensa che fino a qualche mese fa gli ex Länder della Ddr salivano agli onori della cronaca solo per i successi elettorali della destra populista di Allianz für Deutschland (Afd), il partito nazionalista capace di capitalizzare a un tempo delusioni e frustrazioni per il processo della riunificazione, paure e inquietudini per l’ondata migratoria degli ultimi anni. Tanto da raggiungere in alcune tornate amministrative percentuali ben oltre il 20% e balzare in testa a tutti i partiti, cosa che probabilmente si ripeterà anche questa volta in Sassonia e forse in Turingia. Ma proprio sul piano amministrativo è avvenuto negli ultimi anni un silenzioso doppio cambio di guardia. Da un lato, il ‘cordone sanitario’ disteso dai partiti storici attorno ad Afd ne ha impedito l’accesso al potere, depotenziandone il consenso. Il voto all’estrema destra è rimasto un voto di protesta e alla lunga la gente si stanca. Dall’altro, l’Spd ha trovato anche grazie a un personale politico locale di qualità la via della concretezza e del dialogo con gli elettori. Non è un caso che all’interno di Länder come Brandeburgo, Berlino e Meclemburgo-Pomerania Anteriore si siano riformate roccaforti socialdemocratiche. Nei due ultimi Länder si vota in contemporanea con le elezioni nazionali e le candidate per l’Spd (due donne, le ex ministre Giffey a Berlino e Schwesig in Meclenburgo) tirano la volata del loro partito e del candidato alla cancelleria Olaf Scholz con percentuali che, nel caso di Schwesig, toccano secondo i sondaggi il 40%. Perfino in Turingia, uno dei Länder a maggior tasso di Afd, l’Spd si è risollevata dal misero 8% raccolto 4 anni fa e oggi contende la prima piazza ad Afd attorno al 20%. Un vecchio detto recita: «A Est le elezioni non si vincono, ma si possono perdere». È a Est dunque che Scholz vincerà o perderà la sua missione impossibile, con la Cdu che pagherebbe il pedaggio per aver smesso di ascoltare le preoccupazioni della parte debole della Germania, oltre che per un atteggiamento incerto e ambiguo nei confronti della concorrenza a destra. E sarebbe un bilancio ancor più amaro per il partito che 16 anni fa ha portato alla cancelleria Angela Merkel, la prima politica venuta dall’Est.   di Pierluigi Mennitti

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