Giuste garanzie e pericolose confusioni
Ogni morte bianca è una tragedia, ancora di più quando la vittima è un giovanissimo. Non bisogna però incorrere nell’errore di unire vicende che non sono analoghe e mettere sotto accusa l’alternanza scuola-lavoro, chiedendone l’eliminazione.
Giuste garanzie e pericolose confusioni
Ogni morte bianca è una tragedia, ancora di più quando la vittima è un giovanissimo. Non bisogna però incorrere nell’errore di unire vicende che non sono analoghe e mettere sotto accusa l’alternanza scuola-lavoro, chiedendone l’eliminazione.
Giuste garanzie e pericolose confusioni
Ogni morte bianca è una tragedia, ancora di più quando la vittima è un giovanissimo. Non bisogna però incorrere nell’errore di unire vicende che non sono analoghe e mettere sotto accusa l’alternanza scuola-lavoro, chiedendone l’eliminazione.
Ogni morte bianca è una tragedia, ancora di più quando la vittima è un giovanissimo. Non bisogna però incorrere nell’errore di unire vicende che non sono analoghe e mettere sotto accusa l’alternanza scuola-lavoro, chiedendone l’eliminazione.
Ogni morte bianca è una tragedia, ancora di più quando la vittima è un giovanissimo. Il tema della sicurezza sul lavoro non è certo qualcosa su cui si possa soprassedere e nel nostro Paese ancora molto c’è da fare. Non bisogna però incorrere nell’errore di unire per forza vicende che non sono analoghe.
Terribile è la vicenda che ha coinvolto Giuseppe Lenoci, 16 anni, morto mentre stava svolgendo l’apprendistato: era a bordo di un furgoncino guidato da un 37enne, un incidente stradale le cui dinamiche sono ancora da chiarire. Certo è che questa vicenda – a meno di un mese dalla morte di Lorenzo Parelli, schiacciato da una putrella d’acciaio durante l’ultimo giorno di apprendistato previsto dal suo corso di studi – riaccende la rabbia dei giovanissimi che erano scesi in piazza per dire basta all’alternanza scuola-lavoro. Anche se in realtà entrambe le vittime stavano svolgendo percorsi organizzati da centri di formazione professionale e quindi il loro era un vero e proprio apprendistato, non uno stage.
Che il tema sia da affrontare lo conferma anche il ministro dell’Istruzione Bianchi, non si può però assimilare le due vicende perché nell’ultima in realtà si è trattato appunto di un incidente stradale, come ne avvengono per i motivi più disparati. È facile e comprensibile che il dolore e la rabbia si mescolino e portino a unire le due terribili storie, anche perché sono avvenute l’una a distanza di poche settimane dall’altra. E ribadiamo: il dramma delle morti bianche non può essere in alcun modo sottovalutato né si può tollerare che non vengano sanzionate le aziende che non rispettano le norme di sicurezza. Questo a tutela di tutti i lavoratori, ovviamente a prescindere dall’età e dalla tipologia contrattuale.
Diverso è invece mettere sotto accusa l’alternanza scuola-lavoro, come chiedono alcuni sindacati degli studenti. Perché è invece importante che allo studio teorico si affianchino esperienze nelle aziende e lo è in primo luogo per questi ragazzi che si ritrovano ad affrontare una realtà professionale tutt’altro che semplice. ‘Usare’ il tema della sicurezza per buttare a mare programmi formativi che comprendano esperienza ‘sul campo’ sarebbe un errore. Anche perché in passato si è accusato il sistema scolastico di non fornire sufficienti competenze pratiche e quindi utili una volta terminato il percorso di studi. Questo non significa che vadano bene quegli stage che si trasformano per le aziende in opportunità di avere lavoratori gratis. Servono tutele anche per questi giovanissimi, serve tolleranza zero nei confronti di chi in qualche modo pensa di sfruttarli. Soprattutto, servono protocolli uniformi che garantiscano quegli standard di sicurezza che in altri Paesi sono assodati già da un pezzo.
di Annalisa Grandi
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