Sta iniziando a farsi largo una nuova teoria: quella della resa senza condizioni dell’Ucraina di fronte all’invasione Russa. Persone singolari, questi nuovi pacifisti putiniani.
C’è una nuova teoria con cui fare i conti: quella della resa senza condizioni. La resa degli ucraini, ma in realtà di tutti noi occidentali. Sempre più persone si chiedono perché mai questo popolo orgoglioso e testardo debba continuare a combattere, per quale oscuro motivo il presidente Zelensky insista a tener dialetticamente testa all’aggressore, galvanizzando una resistenza militare immensamente inferiore a quella dell’orso russo.
Lo stesso Zelensky, per costoro, sarebbe il vero responsabile del massacro quotidiano dei civili a Mariupol, Kiev e nelle altre città sotto assedio. In uno straniante ribaltamento della realtà, il colpevole sarebbe lui, non l’aggressore Vladimir Putin. Perché non arrendersi e farla finita? Rimettersi al buon cuore e alla generosità di un uomo che – suvvia – ha più volte mostrato tutta la sua saggezza e il suo equilibrio, come nel caso del dittatore di Mosca.
Teoria allucinata, che pure trova volenterosi e entusiasti sostenitori anche in Italia. Si sparge sempre più l’idea che una resa incondizionata ucraina chiuderebbe la partita e ci consentirebbe di tornare ai nostri affari. Prima ancora dell’egoismo cinico e sfacciato – travestito da pena per il dolore subito dei civili – c’è l’assoluta ignoranza storica. Non tutti, ovviamente, ma molti di coloro che teorizzano la resa davanti alla grande potenza russa (così potente da non aver raggiunto neanche uno degli obiettivi prefissati in tre settimane di guerra brutale e costretta a chiedere aiuto a tagliagole e mercenari della peggior specie mondiale) non riescono neppure a chiedersi come mai tanti popoli non si arresero mai fino in fondo all’aggressione nazista, continuando a combattere, per alimentare la fiamma della speranza e della libertà. Partecipando, seppur in piccola parte, alla sconfitta dei regimi totalitari del XX secolo.
Persone singolari, i nuovi pacifisti putiniani. Pronti a inneggiare al mito della resistenza italiana, per puro calcolo politico, ma ancor più solerti nel negare agli ucraini il diritto all’autodifesa e alla resistenza a oltranza, davanti a un nemico spietato che non ha neppure la decenza e la coerenza di parlare di guerra e di dichiararla.
Sono gli stessi che parlano a lungo di alcune formazioni militari e paramilitari ucraine oggettivamente ributtanti, come se questa assoluta minoranza di nessun rilievo politico nel Paese potesse giustificare la carneficina voluta da Vladimir Putin e ripetendo la sua propaganda. Ancora una volta, ignorando la storia, dimenticando quando gli alleati rifornivano di armi le resistenze europee, pur sapendo che buona parte di quelle armi sarebbe finita in mano comunista.
Quando è in gioco la libertà, quando sono in gioco i principi fondanti del nostro mondo, i distinguo sono solo il paravento di viltà e antiche convivenze. Di simpatie mai tramontate per Putin, nonostante lo Zar abbia fatto cadere anche l’ultima maschera e si sia autoescluso per sempre dal novero delle nazioni civili.
di Fulvio Giuliani
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